Michelle Shocked, la sempre turbolenta Michelle Shocked. Dal 2009 non fa dischi nuovi, l’ultimo è l’ottimo Soul Of My Soul, mentre nel 2013 è scoppiato il casus belli per le sue dichiarazioni di chiara matrice omofoba, peraltro mai ritirate attraverso i media ma reiterate in più occasioni, compresa quella che ha destato il massimo scandalo durante un talk show della CNN. Anche in Italia vi sono state ripercussioni tanto che gli imminenti concerti di Genova e di Vicenza hanno visto il forzato cambio di location. Ne parliamo con il cantautore, produttore e polistrumentista italiano Michele Gazich, pluriennale compagno di musica della cantautrice texana, con la quale ha suonato fra il 1992 e il 2010, che in queste ore si trova in Inghilterra impegnato dal vivo con Eric Andersen.
Buongiorno Gazich. Ha sentito del clima da caccia alle streghe che serpeggia intorno al nuovo tour europeo di Michelle Shocked? Lettere minatorie e minacce ai locali che vogliono ospitarla. In Italia, per esempio, sia a Genova sia a Vicenza gli organizzatori hanno dovuto cambiare sede per i concerti, dopo aver ricevuto le suddette missive intimidatorie.
Sì, ho sentito. Purtroppo la situazione per Michelle non è semplice in nessuna parte del mondo, non solo in Italia, attualmente. Ero in USA a Luglio e mi raccontavano di interi tour cancellati.
Michelle Shocked, lo sappiamo, non è esattamente un tipo tranquillo. Tutto nasce dalle controverse dichiarazioni di presunta omofobia che l’artista texana fece nel 2013 durante un concerto a San Francisco e dalla seguente bagarre televisiva alla CNN con l’anchorman Piers Morgan. Le faccio la domanda diretta: lei che la conosce bene, Michelle Shocked è da ritenersi omofoba? Inoltre, ha mai parlato direttamente con lei dell’accaduto?
Ho suonato con Michelle dall’inizio degli anni Novanta, fino al 2010. Al momento delle sue controverse dichiarazioni non eravamo più in stretto contatto, da qualche tempo. Il mio rapporto personale con lei è sempre stato caratterizzato da grande dolcezza, senso di accoglienza, stima e fiducia. Le sue tristi esternazioni, peraltro reiterate fino a tempi recenti, mi sono apparse da subito molto estranee alla donna che io avevo conosciuto, o che credevo di conoscere. Ho avuto come l’impressione che Michelle, più o meno consciamente, parlasse con un intento autodistruttivo, per farsi del male. E vi è riuscita, a quanto pare, con affermazioni che anche io ritengo gravi e decisamente non condivisibili. Ci siamo fugacemente sentiti via mail all’epoca dei fatti, ma nulla è stato veramente chiarito. Prego per lei che possa ritrovare serenità e pace interiore.
Se non erro, lei iniziò a collaborare con Michelle Shocked nel 1992 – ci racconti come nacque il vostro sodalizio.
Cominciò casualmente, ma, come è noto, il caso non esiste. Andai a sentirla in concerto a Torino un giorno di fine maggio mentre lei era in tour a promuover il suo album Arkansas Traveler e, prima e dopo il concerto, ci eravamo intrattenuti a parlare un po’. Grande gioia e onore per me, giovane e devoto fan. Il giorno dopo, decido di non andare alle prove dell’orchestra con la quale ancora collaboravo e di andare ad ascoltare un’altra volta Michelle a Milano, tanto mi era piaciuto il suo concerto. Prendo il treno Torino-Milano e la incontro, proprio nella mia carrozza! Riprendiamo la conversazione interrotta la sera prima e, non so come, trovo il coraggio di raccontarle che suono il violino. A quel punto lei mi invita al soundcheck per suonare qualcosa insieme. Le faccio osservare che non ho il violino con me e lei dice: «Non importa, c’è quello di mio fratello…». Il fratello in questione è Max Johnston, che allora collaborava con gli oggi quasi leggendari Uncle Tupelo. Dopo aver suonato al soundcheck, Michelle mi dice: «Bene, allora questa sera suoniamo insieme!». Così mi ritrovo sul palco del Teatro Orfeo a suonare con lei una canzone. Poteva anche finire così, e già mi sarebbe ampiamente bastato, ma è stato invece l’inizio di un’amicizia e di una collaborazione, che poi è andata avanti con regolarità, nei successivi tour europei, fino al 2010.
Da quel 1992, di strada insieme ne avete fatta parecchia. Ci narri un bell’episodio o l’avvenimento più caro che le è capitato suonando in giro con Michelle Shocked.
Sono stati tanti. Ricordo con grande affetto i concerti fatti insieme a Fiachna ò Braonàin e Peter O’ Toole degli Hothouse Flowers. In particolare il primo tour con loro, nel 1995. Portavamo in giro un album, a parer mio da annoverare tra i migliori, anche se non tra i più noti, di Michelle: Kind Hearted Woman, una collezione di canzoni tristissime e intensissime. Oppure il tour che facemmo in due, nel 2001: mi è rimasta nel cuore in particolare una serata ad Alcamo in Sicilia, in cui suonammo con tutti noi stessi, con tutto il nostro cuore. O, infine, un concerto proprio qui a Londra nel 2009, alla Union Chapel, in cui Michelle, per liberarsi subito dei sui hit che tutti vogliono sempre ascoltare tipo Anchorage o Memories Of East Texas, le suonò tutte ma proprio tutte solo con me prima del concerto vero e proprio, proponendosi come opening act di se stessa. Poi, pochi minuti dopo, ricompariva con il resto della band per proporre solo canzoni nuove e sconosciute a tutti, ma in cui lei si identificava totalmente in quel momento.
Seguendola nei social network, vedo che per lei questo è un momento di fervente attività live sia con Eric Andersen sia con Mary Gauthier in giro per il mondo e incontri/jam con artisti del calibro di Gordon Lightfoot, Richard Thompson e John Prine. Complimenti a parte anche se dovuti, che cosa le sta lasciando quest’intenso periodo?
Sono stati i mesi artisticamente più significativi della mia vita. Sono stupito e felice: non l’avrei mai previsto, qualche anno fa. Sodalizi che duravano da anni, hanno dato ora i loro frutti più importanti. Per esempio: ho suonato per la prima volta con Mary nel 2002, ma solo negli ultimi due anni, per tanti motivi legati alla nostra evoluzione interiore e artistica, abbiamo cominciato a suonare con un nuovo slancio, con una sensazione di unità assoluta, di identificazione e di coesione. Anche con Eric, per altro, dopo tanti anni ci siamo sentiti di inaugurare progetti nuovi, come il ciclo di canzoni dedicato a Lord Byron, che abbiamo presentato qualche giorno fa nella dimora del poeta, Newstead Abbey, a Nottingham. Ho passato più tempo al di là dell’oceano che al di qua quest’estate, tra U.S.A. e Canada, il che è incredibile! Ho proposto in concerto, per la prima volta, le mie canzoni oltreoceano, al Mariposa Folk Festival, scortato da due accompagnatori di lusso, come Eric e Steve Addabbo. Il tutto è andato al di là delle mie più rosee aspettative. Non avrei mai pensato di suonare I Shall Be Released di Bob Dylan con Richard Thompson neanche, come dicono gli inglesi, “in my wildest dreams”. Cosa mi resta? Sono felice, onorato e ho la percezione, dopo il contatto con tali illustri maestri, che c’è ancora così tanto da imparare, così tanto da tentare di migliorare in me. È stato anche un invito all’umiltà e allo studio.
Oltre che richiesto sideman, lei è anche produttore e artista in proprio. Ci sveli i suoi progetti futuri. So, per esempio, che produrrà il prossimo album di Gian Luca Mondo…
Ho quasi terminato le registrazioni del mio prossimo album solista, in cui credo molto, e che conclude la trilogia apertasi con L’imperdonabile e proseguita con Una storia di mare e di sangue: è un altro album concept, come si diceva una volta, che ha richiesto tanto tempo e ricerca negli ultimi tre anni. Registrerò, inoltre, quest’inverno un album con Mary Gauthier, altro disco in cui entrambi crediamo profondamente, costituito di canzoni da lei composte insieme a veterani delle recenti guerre americane, Iraq e Afghanistan. Mary ritiene giustamente che invece di cantare “pace, pace” sia più forte scrivere canzoni che mostrano i disastri della guerra nella mente e nel corpo di queste persone. Tutto l’album è una preghiera per la pace, ma proposta in maniera assolutamente inusuale. Mi attende, inoltre, la registrazione dell’album dedicato a Byron con Eric Andersen. Intorno a novembre dovrebbe anche già uscire un album live, registrato con Eric e Steve Addabbo, due anni fa, contenente materiale inconsueto di Eric e una sentita cover di Snowin’ On Raton di Townes Van Zandt. Quanto a Gian Luca, che conosco dal 1992 come Michelle, lui mi ha proposto di produrgli il prossimo lavoro, cosa che penso di fare, se Gian Luca, come spero, saprà attendere i miei tempi, fatalmente un po’ lunghi. Dicevo, conosco Gian Luca dal 1992 e conserviamo ore e ore di materiale registrato insieme negli anni Novanta: rivisitazioni molto personali di materiale legato al folk americano. Un giorno le pubblicheremo! Il suo prossimo album sarà costituito invece totalmente di nuove canzoni da lui composte.
CICO CASARTELLI
MICHELLE SHOCKED si esibirà in Italia nei seguenti date e luoghi: il 25 settembre a Genova (Giardini Luzzati), il 26 a Lugagnano-Verona (Club Il Giardino), il 27 a Selva di Val Gardena-Bolzano (Hotel Corona Krone), il 28 a Cantù-Como (All’1&35 Circa) e il 30 a Vicenza (Kitchen Teatro Indipendente).