“Saluti da Rimini” in versione Catellan: a oltre un mese dall’arrivo dei 1000 manifesti in città, i riminesi si dividono. La campagna di comunicazione a firma del noto artista italiano per la stagione 2015, sta facendo discutere.
Un esperimento d’arte contemporanea voluto dall’amministrazione comunale che ha selezionato 8 scatti dalla rivista fotografica “Toilet Paper”, ovvero carta igenica, a cura di Maurizio Catellan e Pierpaolo Ferrari e li ha posizionati in 8 luoghi simbolo della città e non solo.
Catellan è un artista italiano di 55 anni, autodidatta di formazione e noto per essere un provocatore. Padovano di origine, intraprende la sua carriera artistica a Forlì, esponendo per la prima volta a Bologna, per poi trovare la sua consacrazione a Milano e New York. Sono note diverse sue opere tra le quali: la scultura di Papa Giovanni Paolo 2° accasciato perché colpito da un meteorite esposta a Londra e due opere esposte a Milano: un’installazione con tre bimbi fantoccio impiccati a un albero e “Love”, ovvero il dito medio posto di fronte al palazzo della Borsa. Opere irriverenti, a volte ai limiti del buon gusto.
Ma è proprio in Romagna, la terra in cui iniziò la sua carriera artistica, che quest’anno torna con 8 manifesti-cartolina dal sapore decisamente pop, con richiami all’iconografia degli anni ’50 e ’60 dedicati a Rimini. Tornano i temi del cibo, della tintarella e del divertimento, interpretati da un artista che non ha certo paura di osare e di uscire dalle righe.
Ma cosa ne pensano i riminesi?
I pareri sono contrastanti: c’è chi sorride, apprezza e riconosce l’aspetto comunicativo e di marketing territoriale, dall’impatto visivo certo un po’ forte. Mentre c’è chi non perde occasione di ricordare che i quasi 36mila euro investiti dal comune, in realtà una cifra non particolarmente elevata per una campagna di comunicazione,
sarebbero potuti servire per chiudere le buche delle strade e sistemare piccoli o grandi problemi sparsi per la città. C’è inoltre chi non si sente rappresentato dall’immagine di Rimini che viene veicolata dalla campagna: una città “da bere e da mangiare”, un divertimentificio. Un’immagine forse più adatta all’idea che i turisti hanno della città che non sempre coincide con l’identità dei riminesi che forse hanno più apprezzato l’idea restituita da artisti ingaggiati in passato come Milo Manara, Jovanotti, Marco Morosini e Alessandro Bergonzoni.
Del resto l’iconografia alla quale si ispirano i manifesti ha il sapore di un tempo glorioso passato: quello dei vitelloni, di “Amarcord”, di Fellini, insomma di quel periodo del dopoguerra che ha segnato la rinascita della città di Rimini, particolarmente provata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Una Rimini del boom economico, che vuole risollevarsi con tutta la grinta, l’entusiasmo e la voglia di fare tipici dello stile romagnolo. Uno stile di accoglienza e ricettività che ha fatto di Rimini e della Riviera Romagnola un marchio noto, sinonimo di benessere, tanto che oggi la Romagna è anche la culla della Wellness Valley.
Alcuni manifesti, però, possono essere interpretati come di dubbio gusto. Quello che campeggia sul teatro Galli in restauro che raffigura un masso appeso ai testicoli di quello che potremmo definire un vitellone dei nostri tempi, può restituire interpretazioni differenti, non sempre gloriose. Anche l’immagine del sedere disegnato dal dentifricio/crema solare potrebbe essere tacciato di volgarità gratuita. Le altre cartoline-manifesto invece sono simpatiche, colorate e goliardiche. Non credo inoltre sia casuale il posizionamento della manifesto con la salsiccia a fare da sbarre a un carcerato, su Castel Sismondo che in passato aveva anche avuto il ruolo di prigione. Inoltre, l’onnipresenza del cibo, pare strizzi l’occhio al tema Expo, certamente interpretato in chiave satirica.
Quello che di certo c’è è che questa campagna non è passata inosservata: ha fatto discutere e ha fatto parlare di sé ben oltre i confini di Rimini. E se l’intento di comunicazione era questo, l’obiettivo è raggiunto. Del resto Oscar Wilde diceva: “Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli.”
E in attesa di scoprire la campagna estiva 2016, la città rimane una mostra a cielo aperto dei lavori di Catellan, fino al 30 settembre.