Il taccuino del critico: Cuenca / Lauro, danza d’amore

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Cuenca / Lauro, (zero) work in progress
Cuenca / Lauro, (zero) work in progress
Cuenca / Lauro, (zero) work in progress

 

È arrivata l’estate.

Desidero sperimentare, per una parte dei lavori che vedrò nei prossimi mesi, una modalità di restituzione che funziona così: durante gli spettacoli prendo alcuni appunti sul mio taccuino. Inevitabilmente (anzi: intenzionalmente) frammentari.

A seguire li ricopio qui.

Nessun approfondimento.

Alcuni lampi.

So già che qualche artista vanitoso si offenderà «perché la sua ricerca richiederebbe ben altra attenzione» rispetto a queste poche righe.

Pazienza.

Mi consolo in anticipo con Ennio Flaiano: «Il segreto è raggiungere da professionisti la disinvoltura dei dilettanti, non prevalere, far credere che la cosa sia estremamente facile, un divertimento che trova la sua ragione di esistere nel fatto di essere più leggero dell’aria».

Buona lettura.

Cuenca / Lauro, (zero) work in progress - foto di Luca Del Pia
Cuenca / Lauro, (zero) work in progress – foto di Luca Del Pia

 

(zero) work in progress

Lui e lei.

Coda di cavallo e treccia. Come Abbondanza-Bertoni, ma rovesciati.

 

Lei e lui.

Tappeto da danza bianco, terra marrone in mezzo.

Stanno.

Si tengo le mani.

 

Lenta progressione di intrecci e rotazioni di braccia e schiene nello spazio.

Contact, ma soffice.

 

All’inizio c’è silenzio.

Poi una moto passa nella stradina a fianco. Poi un’altra.

Sale una musica di chitarra à la René Aubry.

 

A proposito: li guardo e in silenzio nomino una genealogia che include Carolyn Carlson, Anne Teresa de Keersmaeker e Pina Bausch. Chissà se è vero.

 

Avanzano aggrovigliati verso il proscenio, guardandoci.

Stop espressivo, poi via.

 

Questa danza amorosa e antica mi fa pensare a Chandra Livia Candiani: L’universo non ha un centro, / ma per abbracciarsi si fa così: / ci si avvicina lentamente / eppure senza motivo apparente, / poi allargando le braccia, / si mostra il disarmo delle ali, / e infine si svanisce, / insieme, / nello spazio di carità / tra te / e l’altro.

Cuenca / Lauro, (zero) work in progress - foto di Luca Del Pia
Cuenca / Lauro, (zero) work in progress – foto di Luca Del Pia

 

Silenzio.

Respiri affannosi.

 

Guardano attorno.

Non si guardano fra loro, e di questo li ringrazio. Che il rischio melassa, in un dispositivo così, è a un soffio.

E invece.

 

Odore di terra che arriva a noi in prima fila.

Loro, attaccati, esplodono nello spazio.

 

CLC: Amare / essere amati / pelle con pelle / respiro / passo / dentro buccia / di mondo.

 

Reiterate rotazioni di 180°, ma morbide.

Tutto molto coreografato.

Tutto molto espressivo.

 

Eccoli staccati.

Sincroni a onde e stop.

Precisi, ma non al millimetro.

 

Arriva una musica d’archi, pare Bartók.

Due danze diverse, via via più dinamiche.

Ora anche a terra, con la terra.

Ora anche scomposti.

 

Un sincrono lento nel semibuio.

Variazioni di intensità, dinamismo e ampiezza.

 

Treccia e coda di cavallo man mano si smontano, i vestiti si sporcano.

 

Nella terra marrone sul tappeto bianco restano i cerchi tracciati dalla danza.

Pollock apprezzerebbe.

Quel che è bello: loro non se ne curano.

 

Viene buio.

Loro se ne stanno lì, molto vicini.

Cuenca / Lauro
Cuenca / Lauro

 

La progressione della coreografia non è particolarmente innovativa.

L’esecuzione è esatta, ma non ineccepibile.

Eppure.

Eppure.

Eppure.

Eppure non si riesce a staccargli gli occhi di dosso.

 

In silenzio ringrazio per questo mistero. 

 

Ancora CLC, perfetta per questa danza ineffabile: C’è un bambino estirpato / e una danzatrice / infaticabile / c’è massacro / e ci sono ossa / che tornano luce.

  

 

MICHELE PASCARELLA

 

  

Visto il 23 luglio 2015 a Kilowatt Festival – Sansepolcro (AR) – info: kilowattfestival.it