Non vi sono dubbi che se si appartiene a quel clan che non valuta la musica sia per copie vendute sia per apparizione in hit parade o in TV, Eric Andersen faccia parte del manipolo di autori e performer che hanno fatto grande le sette note degli ultimi cinque decenni – già, perché l’autore di Thirsty Boots e di Blue River (e di (We Were) Foolish Like The Flowers, pezzo misconosciuto ma magnifico del suo repertorio che tutti dovrebbero andare a riscoprire – lo si trova in Avalanche, 1970) non è mai stato un nostalgico né un artista dedito al revival ma ha sempre fatto musica con l’idea che alle base vi fosse una radicata idea culturale – non per niente la sua intera opera trasuda di riferimenti letterari fra i più colti e sottili che si ricordino, di cui Albert Camus è fra i riconosciuti maestri e ispiratori del cantautore fin da tempi non sospetti.
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Shadow And Light Of Albert Camus, EP prima uscito in vinile e solo da poco stampato anche in CD, nei suoi ventisette minuti dedicati al grande scrittore franco-algerino Nobel 1957 (e in verità tutto nasce da uno spettacolo dedicato al letterato nel centenario della nascita al Grand Théâtre de Provence di Aix-en-Provence in Francia), è l’atto d’amore definitivo per l’autore che Eric Andersen ha forse più ammirato. L’intendo di Andersen non è certamente quello di fare musica di facile ascolto e nemmeno quello di solleticare gli istinti del tipico fanatico di folk – anzi, grazie anche all’aiuto del pluriennale collaboratore Michele Gazich, Shadow And Light Of Albert Camus è un ascolto ostico se comparato alla media dei lavori di Eric. La musica è volutamente poco agevole, forse pure ossessiva, senza il tipico tocco di velluto che ha fatto grande, grandissimo il corpus discografico dell’ex icona del Greenwich Village anni Sessanta e Settanta, tanto icona che Bob Dylan lo ha definito il miglior balladeer in circolazione – ed è proprio la mancanza di un cliché che rende l’EP un’opera assai interessante sebbene non per tutti anche se i veri fan di Eric non la possono mancare, poiché se ci si rifà a La peste, a Lo straniero, a L’uomo in rivolta e La caduta, ossia fra le opere massime di Albert Camus, convenzioni e consuetudini devono essere evitate – e questo Andersen, uomo fine sia per pensiero sia per musica sia per background letterario, lo sa perfettamente.
«Che cos’è un uomo in rivolta? Un uomo che dice no. Ma se rifiuta, non rinuncia tuttavia: è anche un uomo che dice di sì, fin del suo primo muoversi. Uno schiavo che in tutta la sua vita ha ricevuto ordini, giudica a un tratto inaccettabile un nuovo comando», racconta Albert Camus in L’uomo in rivolta, parole che Eric Andersen giostra con l’esperienza di un individuo, anzi, di un artista che ha consegnato se stesso alla creatività e alla ricerca di uno stile unico – in sostanza, non sorprende che in Shadow And Light Of Albert Camus la sofferenza sia traslata come se fosse il blues (=sofferenza, naturalmente) di qualche vecchio eroe che senz’altro ha forgiato il giovane Eric: Josh White, Robert Pete Williams, Skip James, Mississippi John Hurt o Leadbelly.
CICO CASARTELLI
ERIC ANDERSEN – Shadow And Light Of Albert Camus (Meyer Records)