… Lascia fare alla natura. Potrei così riassumere lo stato attuale del mio spazio coltivato, dove da qualche tempo, in concomitanza con l’ondata di calore ma anche da prima, ho diradato le visite, e spesso mi limito a guardare piuttosto che ad agire. Devo dire che il panorama non è poi così desolante, e anzi, sto cercando di investigare la reazione delle aiuole sinergiche al mio temporaneo abbandono. Per prima cosa, le fragoline di bosco hanno ampiamente colonizzato gran parte delle aiuole, prosperando e fruttificando all’ombra delle erbacce che non ho tolto: prossimamente, dovrò scegliere consociazioni adatte a loro (aglio, borragine, carote, cipolle, ravanelli, spinaci, fagiolini…). Inoltre, molte delle colture annuali e biennali sono andate a semente (sedano, radicchi…), e dovrò quindi decidere se raccogliere i semi e conservarli, oppure se lasciare che si propaghino da soli (nel qual caso una delle leggi di Murphy vuole che le nuove piantine nascano nei vialetti o appena fuori dal recinto dell’orto). I trapianti di qualche settimana fa soffrono, ma resistono; cerco di non far mancare l’acqua soprattutto alle zucche. Chi se la passa meglio di tutti sono le piante perenni, soprattutto le aromatiche arbustive, come rosmarino, santoreggia e timo.
In questo periodo già dobbiamo provvedere alla raccolta di molti ortaggi, da effettuare d’obbligo nelle ore più fresche, anche di notte al chiaro di luna (perché no?) e ci si pongono una serie di questioni di conservazione, ad esempio fare trecce di agli e cipolle, seppellire le carote fresche in cassette di sabbia lievemente umida, asciugare le patate prima di stoccarle al buio… Non di solo congelatore sopravvive l’ortaggio, e visto che il sole quest’estate non manca, credo che mi dedicherò all’arte dell’essiccazione almeno per i pomodori di piccola taglia e i fichi.
Per giustificare il lassismo che a volte mi prende, ricordo l’antico proverbio toscano: un bell’orto vòle l’òmo morto. O anche: chi va con la zappa impara a zoppicare.