La cosa bella di essere titolari di un blog dedicato al cinema è quello di potere, a volte, giustificare un tiramento (cit. Francesco Guccini) con la categoria dell’eterodossia e col fatto che chi vive con una passione come quella cinefila, in qualche modo tutto quello che vede, ascolta, respira o mangia, può diventare parte di un grande disegno cinematografico. Il guaio è che spesso questa cosa è vera.
Ancora più vera se ti capitano fra le mani due pezzi di un puzzle perfettamente combacianti: non vuoi dirlo a tutti?
In questo mio breve intervento, allora, parlerò di un film che non esiste e di una miracolosa epifania, che posso addirittura permettermi di linkare, visto che si trova su youtube (lo faccio alla fine, portate pazienza).
Delone è un film western che porta la firma di Sergio Corbucci, di Tonino Valerii o di E. B. Clucher: sentieri polverosi, cow boy con un misterioso passato alle spalle, donne con lo sguardo di ghiaccio e un presente di graziosa rovina, orizzonti che sfrigolano e cattivi che si nascondono dietro le ringhiere in un saloon. Delone ha pure le atmosfere notturne di un film di Jim Jarmusch, con quei piccoli sguardi in un bianco e nero che esplode con furia quando si inquadra una luce o si illumina un angolo buio. Delone, però, potrebbe pure essere il nome del nuovo cattivo di uno 007 del futuro, con quest’aria un po’ misteriosa fin de siècle che gli merita pure l’onore dei titoli di testa (“È un proiettile sparato verso il sole, Delone”). Infine, Delone, è un corto di David Lynch, una delle sue visioni del lato oscuro della mente, quella che si muove con il passo della danza di uno scarafaggio incastrato fra i fili d’erba, accompagnata da un pianoforte sbilenco e una chitarra accordata su tonalità primitive. Delone è film impossibile, inaspettato e tanto chiaro da intraprendere una propria marcia, quasi a sfidare chi lo sta guardando a trovare una propria direzione preferita e a farcisi trascinare dentro. Delone è, insomma, il film che preferite.
E l’epifania? chiederete voi: è il suo
making-of, talmente preciso e in asse da lasciare stupefatti. Buon ascolto e buona visione.