Lo scorso anno Vinicio Capossela lo avevamo lasciato con l’ambizioso concerto dedicato Il Carnevale degli animali del compositore francese Camille Saint-Saëns, che vantava già una band di proporzioni elefantiache – adesso il gioco è al rilancio, con la splendida Reggia di Colorno occupata con un’intera filarmonica di, a occhio, venticinque-trenta elementi – l’Orchestra Moderna diretta dal Maestro Stefano Nanni – dove lo spostamento nella chiesa della magione dall’originariamente previsto parco, causa Giove Pluvio, ha salvato un concerto destinato all’annullamento. Dopo Céline, le Balene & i Marinai, la Troia che brucia, la Banda della Posta, la Grecia rebetika, Howe Gelb, Liveinvolvo – Vinicio-il-cultore-dello-slow-food-musicale tenta l’ennesima sfida di portare qualcosa di nuovo a quello che è il suo percorso di artista sul palco, sempre in cerca di variazioni sul tema. Già di per sé la scommessa è vinta – ritengo che Capossela, da ché egli è in giro a batter piazze, in Italia sia quello che dal vivo abbia rischiato di più e aggiunto molto al proprio bagaglio artistico e culturale. Giusto per stabilire che un’idea vale sempre molto di più dei budget spropositati di cui molti suoi colleghi dispongono – spesso destinati a culto ultra kitsch della personalità piuttosto che a quella cosa il cui spelling fa M-U-S-I-C-A!
Vinicio è certamente un tizio umorale, per averci a che fare egli deve avere la luna nel giusto sincrono – insomma, l’artista che vi è in lui e che noi vediamo quando appare è autentico. Sono bei venticinque anni che è in giro ufficialmente nel mondo discografico e che ha regalato decine di canzoni splendide – e piuttosto che fare del tranquillo revival che comunque gli assicurerebbe incassi e successo, quel bel gruzzolo di brani li giostra e li ri-giostra con veste nuova, con forte voglia di sfida – e soprattutto con sempre quel voglioso desiderio di contagiosa adrenalina. E la musica orchestrale versione Vinicio, fra calore colori carne, letture tratte dal suo nuovissimo libro Il paese dei coppoloni e musiche orchestrali composte dal maestro Nanni ispirate al Manuale di zoologia fantastica di Jorge Luis Borges – e con Borges in zona parmigiana si va a nozze, poiché Bernardo Bertolucci per il suo Strategia del ragno si ispirò proprio allo scrittore argentino e al suo breve racconto Tema del traditore e dell’eroe tratto da Finzioni (1944) – dicevamo, è una serata sospesa fra dotta arte dei suoni, commedia dell’arte e il fragore delle mura di un sacro oratorio dove immergere il proprio repertorio e nell’occasione egli mette a cottura un po’ di tutto – Marajà, La lumaca, Bardamù, Le sirene – dove il ballo di San Vito per una volta si placa sedotto da un Requiem per animali immaginari e altre fantasticherie.
Visto il 12 luglio a Parma, Festival della Lentezza.
CICO CASARTELLI