Chi cerca trova, ma quando poi trova si ferma, si siede, sbadiglia, e la cosa muore lì. Allora impara ad apprezzare il fatto stesso di guardarsi intorno, scoprire le cose soltanto a metà, e possibilmente ricominciare a muoversi. Funziona così anche coi dischi. Nuovo capitolo per i Sacri Cuori, dunque, che dal 22 maggio sono ripartiti con Delone. Perché di ripartenza, in fondo, si tratta: cittadini globali, Antonio Gramentieri e i suoi mettono ancora da parte i tragitti preordinati e i pacchetti turistici, interessati a quel localismo in grande scala dove le province del mondo, così distanti per storie e genti, finiscono tutte per assomigliarsi un po’.
Apre Bendigo, cavalcata in velocità attraverso le sabbie di un impossibile deserto adriatico, tra bagnanti in villeggiatura e suite da Grand Hotel. Liscio di Romagna e California dreamin’: è all’Italia che si guarda, ma da fuori. Il punto di vista arriva da lontano, tant’è l’organico di questa band, “famiglia allargata” che a Gramentieri (chitarre e regia), Diego Sapignoli (percussioni) e Francesco Giampaoli (basso) aggiunge da sempre un repertorio di artisti senza frontiere, scoperti in viaggio e gentilmente accolti in casa. Potevano essere Marc Ribot, David Hidalgo, John Convertino, o la presenza ispiratrice di Dan Stuart nel precedente Rosario (2012): qui è Carla Lippis, voce australiana con l’Italia nel sangue. Per lei i Sacri Cuori tradiscono volentieri la predilezione per gli strumentali, confezionandole su misura il melanconico italian, di pronuncia cadenzata e snob, su cui muovereUna danza, fine duetto con Denis Valentini. E per lei è questo Delone, soggetto misterioso, title track, suggestione: nel videoclip il regista Alessandro Quadretti ritrae una Lippis statuaria, tra personaggi senza tempo e il salottino patinato delle feste. Cartine geografiche, cappelle votive, un bicchiere caduto in frantumi: era il segnale e allora si attacca, sul palco comincia a suonare la band.
Ma se «Il suono di una band è come l’odore di una persona», diceva Gramentieri, già negli anni dei primi album, così su Delone viene quasi voglia di dare un odore anche ai suoni. Ci scopriremo magari in soffitta, a ripescare il vecchio violino: «Portami via», supplica e stride quello suonato da Elena Majoni; o nella Capitale, per dolcemente Dirsi addio a Roma, col clarinetto sulle labbra e certi film da dolce vita in mente. Gusto per il vintage, è vero, ma quando idealizzi il passato rischi meno di consegnarti ai ricordi; e allora La marabina ha un organetto, Billy Strange un certo banjo: cartoline rese innocue, perché se «Va di moda la musica italiana, questo sound…», però in fondo è tutto un gioco, motivetti spassionati e fatti apposta per restare in testa, da canticchiare anche dopo. Spunta un Cagliostro, perfino: l’avventuriero, taumaturgo, esoterista spirito dà un tocco di mistero al nostro album delle gite, completando la cartina degli oggetti visitati.
Dov’è, allora, Delone? Il punto è che non lo vogliamo scoprire. Se da un lato dell’Atlantico o vicino a casa propria, poco importa: spiaggia o sabbia, Cesenatico, l’Australia o Tucson, il deserto e la battigia si somigliano da sempre. Quaranta minuti di suoni, torniamo dal giro che siamo più freschi. E ne usciamo, paradossalmente, con un piccolo concept topografico. Gramentieri, che un tempo si dava al giornalismo, forse non ha ancora cambiato mestiere. Spirito da reporter, gusto per i percorsi. A ribadire (casomai servisse) che se le strade sono molte, di musica ce n’è una sola, e che l’importante nella musica è sapere dove andare. O dove mettersi a cercare.
Michele Bartoletti Stella
“Delone” è il nuovo disco dei Sacri Cuori, è uscito il 22 maggio 2015 per la Glitterbeat Records.
La presentazione ufficiale del disco dal vivo sarà il 2 luglio in Piazza della Molinella a Faenza all’interno del festival Strade Blu. Ingresso gratuito. Info: stradeblu.org
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