Se le rassegne musicali, tipo quelle come il Club Tenco, fossero meno settarie e con il paraocchi di quel che sono, la prima cosa che dovrebbero fare sarebbe togliere la categoria “album in dialetto” o “etnico” che sia, che sminuisce il lavoro assolutamente eccezionale di gente come Enzo Gragnaniello o Carlo Muratori, per dirne due a caso – tanto più che con fanfara e pompa magna sono fatti passare (e qualche volta pure vittoriosi, in quelle rassegne di cui sopra) come dischi in italiano accozzaglie di gente chiaramente sgrammaticata come X o Y (i nomi fateli voi, tanto li sanno tutti). Inoltre, vogliamo parlare di musica in dialetto? Bene: De André, Jannacci, Conte… come direbbe l’Avvocato di Asti, facciamolo spassiunatamente, parliamone sì!
Ora, dallo sfogo passiamo al disco di Enzo Gragnaniello. Negli ultimi dieci anni l’artista napoletano è stato protagonista di una svolta per così dire Waitsiana – L’erba cattiva (2007) e Radice (2011) erano dischi molto oscuri, che scavavano nella Napoli di notte, quella che non ti aspetti, o che forse la TV non racconta, quella narrata benissimo dal cinema di Mario Martone o del primissimo Paolo Sorrentino (chi non lo ha visto, non si faccia sfuggire lo splendido L’uomo in più, esordio anno 2001 del premio Oscar). Quel discorso prosegue o cambia rota con Misteriosamente? Più o meno – le atmosfere sono sempre plumbee ma nel disco sembra esservi un riappropriarsi delle proprie radici partenopee più squisitamente classiche, iniziando dal paio di ospiti che fanno capolino qui e là, ossia il frontman degli Almamegretta Raiz nel brano guida, che se lo trovaste in un disco dei Massive Attack non farebbe davvero differenza, e del piccolo campione soft-rock made-in-Naples Nino Buonocore in Quale futuro vuoi. Poi subito pare spettacolare la ripresa di L’erba cattiva, in una specie di JJ Cale-version assolutamente splendida per intenti ed esito – anche da queste sottili finezze si capisce perché Enzo Gragnaniello è un fuoriclasse della musica italiana tutta, di quelli che bisogna tenersi ben stretti. E se a sessant’anni suonati, molto suonati, costui è ancora capace di magnifica poesia in musica come in E continuo, Guardo il mare e soprattutto ‘Na bella vita – a bruciapelo da collocare fra i massimi capolavori del Maestro («Non voglio niente, non voglia carezze ma soltanto chiarezze che servono a me/Non voglio perdere tempo dietro tormenti che non fanno più ragionare») – state pur certi che qui si è davanti a pura eccellenza.
In sintesi, la grandezza di Enzo Gragnaniello, che poi è una delle caratteristica della migliore musica all’ombra del Vesuvio, da Edoardo Bennato a Roberto Murolo da Pino Daniele a Peppe Barra fino ai leggendari Napoli Centrale – dicevamo, la grandezza è semplice coglierla: la sua è musica che non esclude bensì assimila. Ce ne fossero di artisti che sanno farlo con tale caratura, e altrettanto con risultati impressi su vinile del livello di Misteriosamente.
CICO CASARTELLI
ENZO GRAGNANIELLO
Misteriosamente
Fujente Music/Self