Giorgio e io ci conosciamo da quando eravamo ragazzi. Oggi, scapoli, ci vediamo per pranzo, un paio di volte a settimana, in centro. Siamo due buone forchette.
«Ho invitato Luca e Lorenzo, con le fidanzate, venerdì per cena. Non puoi mancare», dice lui una settimana fa. Come vecchie zie premurose, ogni tanto i ragazzi portano un’amica spaiata, nel tentativo (vano) di sistemarci. A ripensarci oggi, con il weekend alle spalle, l’invidia non è proprio passata.
«Arianna», ha detto lei stringendomi la mano. Non aveva bisogno di tirarsi a lucido.
Bastava l’azzurro dei suoi occhi e quello che si indovinava sotto i vestiti larghi. Giorgio era ancora in cucina, c’era il rumore del rubinetto aperto. Le ho fatto i complimenti per gli occhiali. Non erano del tutto sinceri, ma non era mica richiesto.
Mentre posavo la bottiglia di Aglianico sul tavolo, sentivo sulla pelle i favori del pronostico.
Giorgio indossava un grembiule di una taglia più grande, con sopra qualche medaglia rossa.
Si è scusato per il ritardo nella preparazione, ma ci fatto accomodare ed è tornato ai fornelli. Dopo un quarto d’ora ha cominciato a servirci la cena.
Per antipasto sono arrivati vitello tonnato e tomini al verde.
«Non sono solo riuscito a fare i tomini», ha detto allegro.
Il piatto forte erano le melanzane alla parmigiana. «Assomigliano a quelle che fa mia mamma», ha detto Cristina, la ragazza di Luca, aggiungendo: «ma tu le fai più light», e tutti hanno sorriso.
Portata finale: pomodori ripieni. Che fossero deliziosi l’ho detto io stesso, ammettendo la sua bravura.
Forse il pronostico che avevo fatto era stato prematuro.
Man mano che i piatti venivano cambiati, cercavo di trovare il discorso giusto con Arianna, sfruttando l’assenza del mio avversario.
Lei mi dava corda, certo, ma, boccone dopo boccone, avvertivo come la sua attenzione fosse ormai diretta verso la cucina.
Così, quando inevitabile è arrivato il momento del caffè, lei ha preso la sua sedia e con disinvoltura si è messa a fianco del padrone di casa.
«Complimenti!», gli ha detto sorridendo. Mentre io ascoltavo il resoconto dell’ultima trasferta di lavoro di Lorenzo, Arianna faceva domande al cuoco. Quando sono uscito, era ancora lì.
«Mi sono iscritto a un corso di cucina. Lo fanno il sabato, mattina, fino a giugno». Questo mi aveva detto Giorgio tempo fa, e io me ne ero tranquillamente dimenticato. Fino a venerdì.
Forse è da stupidi fare ciò che ha avuto successo per altri. Ma stamattina voglio cercare anche io un corso del genere. Anche Matt Damon si iscrive a un corso di cucina, in quel film di Eastwood sul dopo tsunami; quello che lui ha dei poteri paranormali. Alla prima lezione conoscerà una bellissima ragazza. Vorrei succedesse anche a me.
Trovo un sito di annunci on-line, si chiama Bakeca. Vediamo.
Non è la prima volta che lo sento: il mio parrucchiere, ci ha trovato la macchina, un vero affare, dice lui. Darò un’occhiata. Ma ormai dovrei proprio mettermi al lavoro.
In pochi secondi riesco a completare la mia ricerca. Trovo centinaia corsi di formazione.
I risultati sono troppi. Sono perso e sto per chiudere
Ma scopro che non avevo selezionato la città.
Ora lo scelta è affrontabile. Mi segno tre contatti vicini a dove abito. Chiamerò stasera stessa.
Per ora ho vinto una battaglia, non ancora la guerra.