Salvo un’acustica ballerina che dipendendo dove si fosse posizionati dava buone o meno buone soddisfazioni, ringraziamo il cielo che gli avvenimenti altamente deficitari, delle ultime volte che i Gov’t Mule hanno visitato l’Italia, stavolta siano stati evitati – chi ricorda l’obbrobrio dell’Oca, con la band che si scusa e il pubblico in rivolta, oppure i malumori per i ritardi e i tagli di set dell’ultimo passaggio a Pistoia Blues? Pertanto, bisogna essere contenti, che nell’unica data nostrana di questo tour europeo in un Alcatraz pieno come un uovo, i Gov’t Mule sono riusciti a portare a termine il loro spettacolo senza intoppi. È già una vittoria, credetemi – visti i curriculum di certi promoter nostrani – per maggiore chiarezza, peraltro, io molti promoter nostrani li chiamo “servi catering” – e poi di lamentele ne ho sentite molte anche sul catering.
Dicevamo, il concerto – Warren Haynes è certamente uomo di cuore e tecnica – non si risparmia ma ha anche tanto background alle spalle – insomma, la titanica scuola Allman Brothers Band non tradisce mai. Chi lo avrebbe mai detto che quando apparvero i Gov’t Mule costoro avrebbero ampliato gli orizzonti in questo modo? Sembravano un side-project destinato a minima e circoscritta gloria, un bel divertimento accanto agli Allman – e invece, da vero inarrestabile Mulo Haynes ha mostrato una tenacia a dir poco sorprendente – di quelle che hanno portato a grandi risultati. E quando sale su di un palco, Warren con i suoi Governatori non lascia prigionieri – prendono tutte le loro influenze sublimandole per il piacere degli astanti – Allman naturalmente, Grateful Dead, Miles Davis, Led Zeppelin, John Coltrane, Mahavishnu Orchestra, Colonel Bruce Hampton, tanto anzi tantissimo reggae specie quello di Toots & The Maytals – insomma, il viaggio è di quelli cosmici anche se nel lato più carnale. Un viaggio che passa dall’hard di World Boss alla psichedelica di Sco-Mule, dal blues battente di Mule al country soul di Endless Parade (sì, Warren Haynes scrive pezzi splendidi – e questo è stato il momento più bello della serata) e di Forsaken Savior agli immancabili omaggi ai numi tutelari – una spettacolare The Thrill Is Gone di B.B. King (qui il pubblico ha portato la band davvero in trionfo), D’yer Mak’er dei Led Zeppelin, Danger Bird di Neil Young + Crazy Horse, Tupelo Honey di Van Morrison, 30 Days In The Hole degli Humble Pie, Lively Up Yourself di Bob Marley & The Wailers, fino al gran finale di Look On Yonder Wall dal repertorio di Elmore James/Muddy Waters con ospiti glorie del blues di casa nostra come Fabio Drusin (W.I.N.D.) e Fabio Treves. Su tutto è chiara una cosa – il Mulo scalcia e raglia ma come sempre giunge a destinazione!
CICO CASARTELLI
Visto il 20 maggio, Milano, Alcatraz