Per gli antichi greci Hestia o Vesta era la dea protettrice della casa e del focolare domestico, principio femminile complementare di Hermes/Mercurio, tutore dei viaggi e del commercio. Quale migliore auspicio, allora, se non una dedica alla divinità greca per inaugurare la nuova sede espositiva dell’associazione culturale ABC? E’ questa l’idea che ha mosso la curatrice della mostra Maura Pozzati, che ha chiamato cinque artiste, cinque donne di generazioni e percorsi di ricerca artistica differenti, a interrogarsi sul senso della casa e della dimora. Introducono alla mostra le immagini fotografiche di Valentina D’Accardi, in cui l’artista s’immedesima nella dea e nella sua storia mitologica. Segue il lavoro di Paola Angelini, pittrice marchigiana, che presenta un trittico dal titolo «Studio di luce», una natura morta ritratta con la luce fredda dell’estate nordica, che Angelini ha conosciuto durante una residenza in Norvegia. Cuore della mostra sono i lavori di Anna Rossi, Marina Gasparini e Sabrina Muzi, autrici di opere raffinate e cariche di spunti suggestivi. Anna Rossi presenta «Gli umori della famiglia R.», in cui ricrea una sorta di stanza-archivio dei sui ricordi infantili. Centinaia di fazzoletti suddivisi per componente familiare e catalogati in funzione del colore, del decoro e del ricamo che presentano, restituiscono tutta la dolcezza e la premura materna, sintetizzata nella frase «hai preso il fazzoletto?» che la signora R. ripeteva ai figli come una litania ogni volta che si apprestavano ad uscire di casa. La casa intesa come luogo, e la cucina in particolar modo, è l’oggetto d’analisi di Marina Gasparini. «Walking words on four walls» ricrea 1:1 la cucina del vecchio appartamento in via San Vitale, dove l’artista per la prima volta si è sentita “a casa” dopo anni di continui cambiamenti di residenza. Una struttura-ambiente fatta di immagini della sua cucina riprodotte su tele, sulle quali Gasparini cuce frasi regalatele da amiche poetesse. Infine, Sabrina Muzi ci proietta all’interno di un luogo sacro. «Daimon – ci racconta l’artista – è una parola che nella filosofia greca indicava lo spirito, l’anima che è in ognuno di noi e che traspare dal nostro volto». Quindici immagini fotografiche ritraggono il volto dell’artista a grandezza naturale trasformato in una maschera apotropaica grazie all’innesto di materiali naturali, come semi, erbe, bucce e foglie. Un rituale che si avvale anche di una “Veste”, il secondo lavoro prodotto da Muzi per l’occasione, un costume sciamanico, un caftano carico d’oggetti appesi – metalli, mestoli, pasta, bucce di agrumi, fiori di karkadè ed elementi commestibili vari – per cacciare via gli spiriti negativi e potersi collegare a una dimensione superiore.
LEONARDO REGANO
Fino al 15 maggio 2015
Hestia. La dimora, cinque artiste e una divinità
Bologna, ABC, via Alessandrini 11
Orari: dal martedì al sabato – dalle 17.30 alle 19.30 / domenica e lunedì chiuso
Info: tel: 320 918 83 04, mail: abc.bo@libero.it;