Escher o non Escher? Non solo per la facile assonanza, ma la parafrasi del dubbio shakespeariano ci è utile per dare inizio a una riflessione un po’ più ampia, che a mio avviso accompagna questa nuova “mostra-evento” inaugurata a Bologna. Palazzo Albergati, gioiello architettonico del tardo-rinascimento bolognese, come una fenice, è tornato a nuova vita dalle proprie ceneri, dopo l’incendio che l’ha colpito qualche anno fa. Ed è tornato trasformato in un nuovo polo espositivo gestito dall’azienda produttrice di mostre e di sedi museali “chiavi in mano” (citando il loro sito internet) Arthemisia group. Se l’anno scorso si celebrava Vermeer, oggi è il “mostrificio” (scusateci il neologismo) milanese a cercare il suo spazio in città e a tentare di bissare il successo di Goldin e Genus Bononiae (ri)proponendo il mito di Escher. E per carità, la mostra “Escher” è un prodotto impeccabile. Oltre 150 opere, tra le quali sono presenti anche alcuni dei suoi lavori più famosi come «Mano con sfera riflettente», «Giorno e notte», «Atro mondo II» e «Casa di scale (relatività)», ci raccontano della sua formazione e dei suoi rapporti con l’Italia e il suo paesaggio. La Toscana, la Campania e la Calabria i luoghi del Bel Paese preferiti dall’incisore olandese, che scelse di vivere a Roma dal 1923 al 1935, anno della sua partenza per la Spagna. Fiore all’occhiello è l’apparato didattico che accompagna la mostra, che tra giochini, postazioni per selfie e campagne di hashtag, permette ad adulti e bambini di comprende appieno le riflessioni sulla percezione visiva condotte dall’artista. Forse l’unica nota dolente è il prezzo. Tredici euro per un biglietto sono indubbiamente troppi per questa mostra, soprattutto tenendo presente che non si tratta di una novità assoluta pensata come unicum per Bologna, ma la mostra arriva direttamente da Roma, dal Chiostro del Bramante (sempre gestito dall’Arthemisia Group), preceduta dalla mostra di Reggio Emilia del 2013. Ma senza voler per forza fare polemica, (può andar bene anche questo modo di parlare d’arte, purché ne se parli) ma con un po’ di malcelata malinconia, queste nuove mostre, Escher, Vermeer e Body World, rappresentano l’immagine di una città di Bologna ormai simbolo del turismo mordi e fuggi, luogo dove fermarsi per un pomeriggio o in cui trascorre un weekend alla ricerca del buon cibo e delle atmosfere romantiche. Personalmente, continuo a preferire eventi di minor portata pubblicitaria e magari senza fila all’ingresso, ma che arricchiscano il dibattito culturale in città, e non solo commercianti e albergatori. E per fortuna a Bologna, nonostante i tagli ai fondi per la cultura, ce ne sono ancora tanti degni di essere visti.
LEONARDO REGANO
Fino al 19 luglio
Escher
Bologna, Palazzo Albergati, via Saragozza 28
Info: 051/0301015, palazzolabergati.com