Ha da poco compiuto vent’anni la nostra bionda-dai-capelli-rossi preferita. Era il 1994 infatti quando, sotto le «ostetriche» mani di Steve Shelley dei Sonic Youth, vedeva la luce il progetto generato dal ménage à trois di Kazu Makino, Amedeo Pace e Simone Pace e battezzato appunto Blonde Redhead in ossequio ad Arto Lindsay e alla no-wave tutta. In questo lasso di tempo a dorso di due epoche, scontando i limiti dell’apolidia, scansando i cambiamenti di costume e rialzandosi da cadute equine, la band italo-nipponica è riuscita a dare alle stampe almeno un paio di pilastri musicali: Melody of Certain Damaged Lemons (2000) e Misery is a Butterfly (2004), sufficienti a far splendere di luce propria il progetto e garantendogli il perenne stato divino persino quando il passo falso viene colto anche dalle orecchie meno critiche (Penny Sparkle, l’album del 2010, quasi ripudiato dalla stessa band). Visto che a vent’anni è obbligatorio festeggiare, la band celebra l’occasione nel modo che conosce meglio: partorendo il nono figlio sonoro e battezzandolo Barragán, come l’architetto messicano visionario che guardava all’Arabia e repelleva il vetro. Uscito il 2 settembre scorso, Barragán elabora il lutto del non troppo esaltante connubio con la 4AD e disconosce i suoni elettronici e nearly-pop dell’album precedente. Lo fa sperimentando atmosfere più minimali, quasi cupe, essenziali, forse definitivamente dream-pop. Insomma Kazu e i gemelli siciliani hanno lavorato per sottrazione (quando un tempo stratificavano anche la Madonna!) nell’evidente affanno di ribaltare il concept fallimentare di Penny Sparkle. Concepito in Piemonte, registrato durante lunghe e desertiche session nel Michigan e poi affidato alle cure del produttore Drew Brown (anche i Radiohead nel suo curriculum), è lampante all’ascolto che Barragán non sia frutto dell’urgenza creativa, che non contenga brani immortali come In Particular, che non prenderà in definitiva il posto di Melody of Certain Damaged Lemons nel cuore dei fan. Stroncato anche dallo spasimante della prima ora Pitchfork, ha però l’enorme merito di riportare in tour la nostra bionda-dai-capelli-rossi preferita. Che vista lì, sul palco, diventa invece ogni anno più bella. (gianmarco pari)
13 marzo, Ravenna, Blonde Redhead, Madonna dell’Albero, via cella 50, ore 21.30, info: bronsonproduzioni.com