Saluti dallo stadio di Bologna

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Saluti dallo Stadio«…una domenica mattina “laica”, libera cioè dalle cerimonie calcistiche del pomeriggio, io e la Signorina Gelsomina ci siamo trovati a passeggiare nei pressi dello stadio di Bologna, il Renato Dall’Ara intitolato all’omonimo imprenditore per trent’anni presidente della nostra squadra di calcio nelle sue stagioni ruggenti. Pare che con l’arrivo dei nuovi proprietari della squadra, l’avvocato newyorchese Joe Tacopina e il “re della mozzarella” canadese Joey Saputo, queste stagioni possano tornare. Molti tifosi ci credono e sono anche disposti a digerire le idee più strampalate circa la ristrutturazione del Dall’Ara. Intanto Coni e Credito Sportivo presteranno a Saputo 100 milioni di euro per finanziare i lavori: una bella cifra, eh, di quelle che mica si erogano a tutti, ma d’altronde immagino il Comune, fino a oggi senza soldi per sistemare il tratto di portico crollato in prossimità della Certosa, anche di fronte a certi numeri si manterrà saldo nei propri princìpi e senz’altro approverà un progetto coerente col piano regolatore. Indubbiamente. Se il sindaco Virginio Merola chiama il Saputo “Joey”, come se si conoscessero dalle elementari, suppongo lo faccia per sincera amicizia e non per piaggeria. Insomma, con tutti questi soldi a disposizione (Saputo è uno degli uomini più ricchi del mondo), il Bologna Calcio rischia di tornare grande, certo forse non come ai tempi dello squadrone che tremare il mondo fa, ma abbastanza da attrarre interessi commerciali e riportare la formazione nel circuito delle coppe europee e nazionali.

Quasi quasi, spiego alla Signorina Gelsomina, me ne rammarico, perché abituato come sono a vivacchiare nelle leghe minori, ho paura arrivino poi dall’Olanda i tifosi del Feyenoord a lanciare bottigliate al Żigànt, ossia alla statua del dio dei mari in Piazza del Nettuno, anche se poi gli stessi tifosi potrebbero scomparire nel caos del Cantierone BoBo (per la ripavimentazione delle strade tra Ugo Bassi e Rizzoli), sicché riusciremmo forse a vendicare gli eventuali atti di vandalismo perfino senza farci prendere in giro dall’ambasciata dei Paesi Bassi.

Secondo la Signorina Gelsomina sto iniziando a parlare come gli umarelli – i vecchi, per intenderci – radunati sui tavolini dei bar per i quali la settimana inizia e finisce commentando le storie del pallone. Le debbo però spiegare che da quando non esiste più il leggendario e scalcagnato bar Otello di via Orefici, un tempo vero centro filosofico del tifo rossoblù e degli umori dialettici di tutti i bolognesi (oggi ahimé convertito in tetra sala di slot-machine e scommesse), non esistono più nemmeno i tifosi di allora, impegnati piuttosto a inveire contro i telecronisti di Sky dal divano del salotto, e neanche, se vogliamo, la squadra e la città come le pensavamo all’epoca, ovvero fatte di luoghi, uomini e simboli grazie ai quali costruire scambi e condivisioni, nonché nutrire una qualche idea di socialità.

Uno dei pochi avamposti di questa città vecchia benché smaniosa di definirsi nuova a ogni costo – le dico – resta tutto sommato il Bar Billi, aperto proprio sotto l’arco del Meloncello (dove parte la scalinata di San Luca) da Mario Billi, nel 1954. Il figlio Giuseppe, allora, aveva 15 anni; è scomparso il gennaio dell’anno scorso, raggiunti i 76. C’è ancora, al Bar Billi, lo spirito di una Bologna antica, comprensiva, premurosa e gentile, c’è l’accoglienza di una città dove nessuno viene allontanato e, anzi, ognuno può chiacchierare liberamente di politica e sport (o di qualsiasi altra cosa). Non si viene qui per la bontà di sabadoni e crescentine, oppure per la qualità dei vini (magari, durante le feste, per il Panspziel, il certosino bolognese, quello sì), ma, in assenza di reali attrazioni gastronomiche, per respirare l’atmosfera. La Signorina Gelsomina, nonostante il prosecco non proprio indimenticabile che ci troviamo a sorseggiare, concorda con me, e la cosa mi entusiasma a tal punto da farmi perdere un po’ il senso della misura, ma la vedo fare cenno di sì e sorridere quando inizio a dirle: “Certo, agli Oscar un ricordino al nostro Francesco Rosi potevano pure regalarglielo! Anche solo per Salvatore Giuliano, che film straordinario! Ma lo sa che Giuliano era di Montelepre, in provincia di Palermo? Ecco, anche il papà di Joey Saputo era di Montelepre! No, perché il calcio di oggi…”».

 

Bologna, BILLI BAR PASTICCERIA, Via Pietro De Coubertin 1, Info: 051 6142225, 6146881