Expo e “Lòm a Mêrz”: due manifestazioni all’apparenza agli antipodi ma in realtà più simili di quanto si possa immaginare. A Milano, tra poco più di due mesi, si alzerà il sipario sul più grande evento mai realizzato dedicato al food e all’alimentazione mentre in Romagna, dal 26 febbraio al 3 marzo grazie all’associazione “Il Lavoro dei Contadini” , si terrà la 16° edizione dei “Lòm a Mêrz”, i fuochi magici che, un tempo, celebravano l’arrivo della primavera. Cosa può esserci in comune tra uno degli eventi più rilevanti a livello mondiale e una manifestazione che intende far rivivere l’antica tradizione romagnola dei falò propiziatori? Moltissimo. In particolare, sia l’Expo che i “Lòm a Mêrz” intendono sottolineare con forza come il cibo sia un elemento decisivo e fondamentale dell’identità culturale italiana, come certifichi un modo di essere e di vivere.
La storia del cibo e della cucina italiana è legata a doppio filo a quella del nostro Paese ed appare evidente come il cibo, così come la lingua, sia depositario di tradizioni ed usanze, rappresenti un veicolo di comunicazione e sia diventato perciò un vero e proprio pilastro della nostra identità e della nostra cultura. In fondo basti pensare a quanto sia famosa e ricercata la cucina italiana in tutto il mondo e a quanto sia complicato, per qualsiasi italiano all’estero, rapportarsi con cibo e tradizioni gastronomiche del tutto sconosciute. La gastronomia infatti richiama a precise simbologie e ritualità. Tutto ciò è particolarmente vero in Romagna, terra storicamente votata all’agricoltura e in cui i valori rurali, i prodotti tipici e i metodi di produzione artigianali hanno ancora un ruolo di primo piano. Un ruolo riconosciuto all’unanimità, anche all’estero: nel 2014 infatti la prestigiosa rivista statunitense di economia e finanza Forbes ha incoronato la cucina dell’Emilia-Romagna, definita la regione in cui si mangia meglio al mondo. Alla base di questo prestigioso riconoscimento vi è, ancora prima dello straordinario numero di prodotti tipici, “un’anima gastronomica” connessa alle antiche usanze e tradizioni, ad una cultura contadina ben precisa. Secondo la rivista “Forbes”, in Emilia-Romagna, persino gli chef che seguono i dettami della cucina creativa non dimenticano mai i prodotti tipici e le ricette tradizionali. Le eccellenze enogastronomiche, i metodi di produzione artigianali, le antiche usanze sono il vero valore aggiunto che la nostra regione deve riaffermare e sostenere con forza all’Expo, anche nell’ottica di attrarre i turisti che arriveranno a Milano. Nell’era della globalizzazione, degli smartphones e della cucina molecolare infatti si registra un interesse crescente verso il turismo rurale ed enogastronomico, verso la riscoperta delle proprie radici.
Dimensione globale e dimensione locale non si escludono a vicenda ma sembrano coesistere.
Ecco allora che da una manifestazione come i “Lòm a Mêrz” deriva un grande insegnamento per l’Expo ch però al momento non pare essere interessato a rappresentare veramente il “cibo dei contadini”, quello non classificabile dentro i brand commerciali. Non dimenticare le proprie origini, invece, i valori del mondo rurale, i prodotti tipici lavorati artigianalmente sarebbe la grande e vera sfida. Infatti solo valorizzando le eccellenze enogastronomiche, recuperando le antiche tradizioni e difendendo i valori propri della cultura contadina, che permeano non solo l’Emilia-Romagna ma tutta Italia, è possibile tutelare e promuovere il territorio e quest’ultimo è sicuramente uno degli obiettivi più rilevanti da raggiungere tramite l’Expo. Oltre a porre l’accento sulla grande filiera alimentare italiana Expo dovrebbe dunque valorizzare appieno un sottobosco di eccellenze enogastronomiche, prodotte secondo antichi metodi e rituali, così fortemente legate alla nostra storia, alla nostra identità e al nostro territorio.
SAMUELE BONDI
26 febbraio- 3 marzo, Romagna, Bologna e Ferrara, Lòm a Mêrz, varie aziende agricole, info: 331 4428484, illavorodeicontadini.org