Questo Ubu Roi, che chiuderà la sua tournèe con la recita di questa sera a Casalecchio, è un’occasione per riflettere sugli archetipi del teatro, offrendo attrazioni e trovate che Latini, forte del personale talento registico e della qualità espressiva propria e dei sette attori che lo accompagnano, sfrutta pienamente. Il testo è un’efficace allegoria del potere: Padre Ubu è un dignitario di Venceslao re di Polonia. Spinto dalla moglie, e grazie all’aiuto del capitano Bordure, uccide il re e ne prende il posto, ma dalla strage della famiglia reale si salva il quattordicenne principe Bugrelao. Re Ubu adotta fin da subito una politica autoritaria fondata sul terrore, la cui vittima più illustre è Bordure. Questo, fuggito alle catene, mette la propria spada al servizio dello zar Alessio e conduce quindi la guerra contro Ubu. Su un secondo fronte è Bugrelao a guidare l’esercito del popolo polacco, in rivolta contro il dittatore. Ubu e la moglie riusciranno a sfuggire ai loro inseguitori imbarcandosi verso l’Europa occidentale ma, al di là dei fatti narrati il nodo centrale del racconto di Jarry è la grettezza dei coniugi Ubu. Per loro anche il coraggio e la viltà non sono che strumenti di un disegno più grande: la conquista del potere.
Latini affida a un indifeso Pinocchio incatenato, omaggio al Pinocchio di Carmelo Bene da lui stesso interpretato, il ruolo rigoroso di guida, tessitore e testimone del succedersi degli eventi, per lasciare il campo circostante a una girandola di invenzioni, maschere e numeri circensi. Le vicende dell’ambizioso Ubu e di sua moglie slittano su inattesi accostamenti shakespeariani, ampliando quella catena di rovesciamenti di senso che il re e la moglie provocano, inconsapevoli della loro follia autodistruttiva.
Uno spettacolo, quindi, che racconta due mondi: quello di provenienza testuale e letterario dell’Ubu Roi scritto nel 1896 da Alfred Jarry e il mondo del teatro secondo Roberto Latini, che con I Giganti della Montagna, che debutteranno a Pubblico Teatro il 29 e 30 gennaio, continua a scavare nei grandi testi del ‘900 per farne emergere flussi sensoriali ed emotivi di grande impatto che, come voleva Pirandello per il suo ultimo lavoro, vadano “al di fuori di tempo e spazio”.
Mercoledì 21 gennaio, ore 21 – Casalecchio di Reno (BO), PUBBLICO Il Teatro di Casalecchio di Reno, Piazza del Popolo 1 – info: 051.570977, teatrocasalecchio.it