Jonathan Coe è inglese, ed ha il senso dell’umorismo. Jonathan Coe è furbo, cioè l’uomo non lo so, di sicuro lo scrittore. La casa del sonno mi è stato consigliato dalla stessa amica che mi aveva caldamente invitato a leggere Tre volte all’alba di Baricco. Sì, lo so cosa state pensando: amo il rischio.
Sembra di essere proiettati in un film di Paul Thomas Anderson, dove le storie dei personaggi s’intrecciano, si dividono, si lacerano per poi ritrovarsi, lasciandoci con un senso di smarrimento e di incomprensione universale.
Coe da buon furbo sa imbrogliare e lo fa alla grande. Difficilmente ci si riesce a staccare dalle storie dei personaggi che ruotano tutti attorno al sonno, ai suoi disturbi e alla strana sensazione che tutta la vita non sia altro che un limbo tra il torpore e la veglia. Mentre ci si concentra sul susseguirsi degli avvenimenti, ci accoltella alle spalle, sussurrandoci domande senza risposta. Quanto il passato ci influenza nelle nostre storie? Quanto conta la casualità nella nostra esistenza? Può un uomo annullarsi ed amare fino alle estreme conseguenze una donna, la stessa donna, per tutta la vita? Come può tale donna non accorgersene? Le persone che abbiamo conosciuto rimangono parte integrante di noi fino ad influenzare le nostre scelte senza che ce ne accorgiamo?
E inocula questi dubbi mentre noi non pensiamo ad altro se non allo scoprire come tutto questo intrico di storie andrà a finire. Così pagina dopo pagina, cresce un senso di ansia ed agitazione che uno fatica a spiegarsi. Io l’ho capito solo qualche giorno dopo averlo finito quando, faticando ad addormentarmi, sono stato travolto da tutte le domande che Coe a mia insaputa mi aveva vomitato dentro.
Insomma Jonathan Coe è inglese, ha senso dell’umorismo, è furbo e frega. Frega come pochi altri.
PS. Consigliato a chi non ha paura di porsi delle domande. Fortemente sconsigliato a chi soffre di insonnia, narcolessia e compagnia bella. Accompagnare con un thermos di caffè bollente o tazza di camomilla in base alle necessità. Soundtrack: l’ultimo disco di Di Martino, un altro che sa imbrogliare. Canticchi e senza pensarci arrivano i dubbi.
Jonathan Coe, La casa del sonno, Universale Economica Feltrinelli, 1997, 302 pagine.