Un po’ di storia. Nel 2006 un gruppetto di ventenni ha occupato il Teatro Sociale di Gualtieri (RE)…
Si, è cominciata così la nostra avventura. Ancora oggi rimane tale, pur avendo acquisito nel tempo una forma più stabile. All’epoca eravamo un gruppo di 6-7 amici con “velleità” artistiche e teatrali, stavamo cercando il modo di esprimerci e un luogo per poterlo fare. Siamo incappati in questa splendida struttura, un teatro abbandonato da oltre 30 anni, all’interno di una residenza ducale del ‘500, Palazzo Bentivoglio. È stato lo stupore vissuto in questo luogo, nello scoprirlo passo dopo passo nel buio, a generare l’entusiasmo che ha permesso di iniziare a ragionare su che senso dare al tutto. Allora eravamo molto giovani, ventenni, senza esperienza in campo artistico, se non qualche spettacolo improvvisato. Dopo il primo approccio è iniziata una serie di visite, più o meno clandestine, che ci hanno portato infine a inscenare una finta asta pubblica del teatro, per attirare l’attenzione della cittadinanza sulle potenzialità del luogo, un po’ alla maniera di Totò, banditore della fondata di Trevi. Questo ha risvegliato l’attenzione dei cittadini e del pubblico più improbabile, che rispose alla “provocazione” incuriosito e destabilizzato. Dopodiché, a seguito del timore e della diffidenza iniziale, si è aperto un dialogo col Comune, in maniera inizialmente forzata dalla vicenda dell’asta non autorizzata – per la quale si erano mobilitati potenziali acquirenti persino dall’Inghilterra! –, che ha trovato nell’assessore alla cultura Livia Bianchi un grande appoggio, grazie al quale riuscimmo a giungere alla presentazione di una prima piccola rassegna di prosa e concerti.
Poi cosa è successo?
E’ iniziata una spasmodica ricerca triennale di fondi – da piccoli esercizi a privati cittadini e aziende locali – per autosostenerci e garantire la sopravvivenza della rassegna estiva del teatro (che resta tuttora attivo solo d’estate, non essendovi un impianto di riscaldamento). Il tutto è avvenuto in un’atmosfera al cardiopalma e, nonostante i successi piccoli e grandi ottenuti, sempre sull’orlo del “fallimento” finanziario. La situazione è cambiata quando il Comune ha compreso le nostre intenzioni e ha cominciato, oltre ad elargire un modesto contributo, ad appoggiare l’idea alla base del progetto e valutarla come un’effettiva risorsa e ricchezza culturale. Parallelamente, nel 2009, si è costituita l’Associazione Teatro Sociale di Gualtieri e lo spazio ci è stato affidato in comodato d’uso. La vicenda si è allargata: gli artisti sono sempre stati al nostro fianco; è grazie alla loro solidarietà e vicinanza che il respiro della proposta artistica ha assunto un notevole rilievo. Si sono avvicendati sul palcoscenico “capovolto” del teatro Roberto Herlitzka, Teatro del Carretto, Ezio Bosso, Mario Brunello, Chiara Guidi, Mario Perrotta, Marcido Marcidorjs e Giorgio Conte, fino a giovani talenti come i Fratelli Dalla Via, l Termini e il pianista armeno Tigran Hamasyan e molti altri. Il Teatro di Gualtieri è una vicenda densa di volontà di organizzatori, artisti e pubblico. Proprio il pubblico, infatti, ha contribuito grandemente al restauro dell’assito e della platea, offrendo la propria manovalanza nell’ambito di Cantiere Aperto, progetto volto al recupero condiviso di un bene comune grazie al lavoro volontario della comunità, che va avanti dal 2011, esperienza riconosciuta anche dalle Buone Pratiche del Teatro 2014.
Per arrivare al Premio della Critica a Volterra…
Esattamente. Il Premio, arrivato a sorpresa a luglio 2014, è un riconoscimento tra i più significativi della scena italiana e ha rappresentato per noi una tappa importante, che cercheremo di onorare al meglio. Tanti sono ancora gli artisti che vorremo ospitare nel nostro teatro “ribaltato”, in cui la classica disposizione scena-platea è invertita, moltiplicando le suggestioni e ricollocando il ruolo del pubblico nella visione, e molti sono ancora gli interventi strutturali che vorremmo realizzare per aumentarne la funzionalità e l’accessibilità. Il Premio della Critica di Volterra va esattamente nella direzione dei nostri intenti originari: il teatro di Gualtieri vuole distanziarsi dal ruolo di mero – per quanto splendido – “contenitore” spettacolare, ed essere innanzitutto luogo di possibilità ed espressione per una generazione che ancora fatica ad avere voce.
Avete da poco lanciato il bando del Festival Direction Under 30. Di cosa si tratta?
Il Festival Direction Under 30, lanciato in parallelo a una campagna di crowdfunding sulla piattaforma BeCrowdy, è un esperimento “diretto” a mettere in luce il tessuto artistico emergente, non unicamente nel senso classico di attori e compagnie, ma in un modo in cui la relazione tra l’elaborato teatrale e la critica si fondono, soppesandosi vicendevolmente e confrontandosi creativamente con il nostro spazio. Il bando è uscito a fine luglio e le iscrizioni per le compagnie e i critici under 30 saranno aperte rispettivamente fino al 14 e al 21 settembre. Vogliamo cercare di offrire uno sguardo fresco sul teatro contemporaneo post-novecentesco prodotto da una generazione artisticamente marginalizzata. Vedremo perciò spettacoli nuovi, che normalmente circuitano poco – o addirittura quasi per niente – di giovani compagnie under 30, recensiti da una giuria di critici under 30 e da una giuria popolare. Facciamo questo con le migliori speranze. Di sicuro, al momento, le nostre intenzioni sono ottime!
Cosa accadrà dal 3 al 5 ottobre 2014?
All’interno della seconda parte della rassegna estiva del Teatro Sociale di Gualtieri (settembre-ottobre), si svolgerà il festival, dal 3 al 5 ottobre. In questi tre giorni sei compagnie, che selezioneremo alla chiusura del bando, presenteranno i propri lavori davanti al pubblico ed alla giuria di giovani critici, anch’essi selezionati come da bando, e alla giuria popolare. Al termine della tre giorni, verrà assegnato alle compagnie vincitrici rispettivamente un premio in denaro di 3.000 euro (Premio della Giuria Popolare) e una residenza a Gualtieri nel 2015 (Premio della Critica).
È una nuova forma di “mecenatismo inter pares”?
Beh, forse più che di “mecenatismo” potremmo parlare, viste le nostre limitate risorse, di “mutuo soccorso teatrale”! L’aspetto mecenatizio però non manca: vorremmo il più possibile favorire la qualità di nuove proposte di valore e contribuirne allo sviluppo, grazie ai premi in denaro e alla residenza. Non miriamo ad individuare solo “eccellenze” e prodotti spettacolari già pronti e inscatolati per la distribuzione e commercializzazione, quanto ad intercettare le effettive possibilità di un territorio che normalmente resta in ombra, dandogli possibilità di crescita. Sicuramente, infine, l’azione è inter pares: ci rivolgiamo a nostri coetanei che, come noi, credono nel teatro e nelle arti.
MICHELE PASCARELLA
Info: http://www.teatrosocialegualtieri.it/, http://www.becrowdy.com/direction-under-30