La new wave italiana, nero su bianco

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altri_ottanta_satriano-e1400662739718L’onda lunga di riscoperta degli anni ’80 dura ormai più degli ’80 stessi, segno che qualcosa di buono c’è stato anche nel decennio paradigma della superficialità. Due libri di recente pubblicazione tentano di raccontare cosa successe in quegli anni nel sottobosco musicale italiano.

Gli altri ottanta – racconti dalla galassia post-punk italiana”, di Livia Satriano, edizioni Angenzia X, affida alle voci dei protagonisti dell’epoca il racconto: interviste a nomi noti (Freak Antoni, Massimo Zamboni, Federico Fiumani) e meno noti (Carlo Casale, Marco Bertoni) ottimamente postprodotte e trascritte in forma di flusso di coscienza e senza domande, quasi fossero confessioni, così da esaltare il carattere dell’artista e far godere al lettore la sfrontatezza di Christina Moser, la timidezza di Massimo Zamboni, la tracotante boria di Giancarlo Onorato.

In alcuni rari casi si intuisce che le interviste sono state svolte via mail togliendo fluidità e senso allo scritto, l’opera comunque si distingue per l’eleganza della forma, linguistica e strutturale.

La teoria che sembra legare le quattordici testimonianze è che tutti i protagonisti, anche i meno conosciuti, hanno continuato a lavorare nel mondo musicale o vi sono tornati proprio per la rinata attenzione al periodo. In definitiva si tratta di un‘ottima introduzione ad un’epopea ancora sconosciuta ai più. Niente di nuovo invece per quelli che ne conoscono ogni virgola ma, immaginiamo, gioia ed emozione nel leggere cose imparate negli anni sulle note di copertina degli album e poi sulla rete. Una conferma per l’autrice che, seppur molto giovane, si era già fatta conoscere per l’altrettanto ottimo “No Wave. Contorsionismi e sperimentazioni dal CBGB al Tenax”.

coccolutoMolto più ambizioso il proposito di “Desiderio del nulla – storia della new wave italiana” di Salvatore Coccoluto – edito da Nuovi equilibri – che tenta di ergersi a prontuario definitivo del periodo. Rapisce gli occhi grazie alla meravigliosa copertina ma si gioca gran parte della credibilità già dalla prefazione – davvero prescindibile – a firma Ghigo Renzulli. Peggiora poi la situazione un incipit fuori tema e fastidiosamente didascalico sull’irruzione della polizia a Radio Alice nel ’77. Buona invero l’intenzione di scandagliare angoli e realtà mai analizzati prima, come la scena musicale di Perugia e quella di Genova, ma con evidenti tratti fuori fuoco che fanno apparire, per esempio, i Kirlian Camera come il gruppo più importante e famoso del periodo.

I troppi refusi e un italiano a volte gergale lasciano l’opera purtroppo ben al di sotto della sufficienza e consigliabile solo ai completisti di bocca buona. Ottima intenzione ma missione fallita. Purtroppo.

Gianmarco Pari