Vorrei dedicare una parentesi a quello che per me è stato il concerto migliore dell’estate. Il 7 settembre scorso, mentre navigo senza meta, mi imbatto in un post che mi suggerisce di andare alla’Hana bi a Marina di ravenna a sentire King Buzzo.
Mi ero pure scordata, ma facendo il calcolo: frontman dei Melvins + “aggratis”, prendo la macchina e vado. All’entrata mi imbatto in tavolo che vende le magliette contraffatte dei Melvins e penso: “E’ la prima volta che vedo dei venditori abusivi di merchandise fuori da un concerto gratuito”. Sono certa che sarà una gran serata. Entro e resto in attesa sui divani, anche se non vedo tantissimo pubblico. Mi avvicino al palco e noto che c’è solo l’ampli da chitarra e il microfono, perciò comincio a preoccuparmi perché la “Minaccia sola” incombe. D’altronde è domenica, non ho grandi aspettative né alternative, quindi che male c’è. Poi arriva lui.
Dunque ho visto un paio di concerti dei Melvins e quello che mi era rimasto più impresso era l’atmosfera. Un continuum di suoni che invadono il locale e non lasciano spazio a pause di riflessione, come un discorso importante che quando è finito ha cambiato il tuo modo di vedere le cose. Appena King Buzzo inizia a “schitarrare” capisco che la causa di questo fenomeno è lui. Per prima cosa stabilisce il silenzio, dettando le coordinate per l’ascolto, poi si immedesima in un cantastorie decisamente “nero”, a raccontare i suoi pezzi e a reinterpretare alcuni brani dei Melvins. Dopo dieci minuti ci aveva già conquistato tutti. La chitarra di Buzzo suona come quella di un vecchio blues man dalla mente contorta, che quando sta per finire il giro infila cinque-sei accordi che vogliono dire “Non è così facile come può sembrare”, raccontando storie che nella loro follìa assomigliano a delle parabole scritte a flusso di coscienza. “Questo qui è un genio”, penso io.
Poi a un certo punto si rende conto di averci ammaliato, quindi prende una pausa e fa: “Se fate i bravi, vi racconterò una storia, lunga, noiosa ma divertente, volete sentirla?”, segue il boato generale, tant’è che Buzzo risponde: “Certo che volete sentirla, perchè cazzo ho portato la chitarra stasera???”. Me lo stavo chiedendo anche io. E’ così che scopriamo un musicista d’altri tempi, con la panza e i capelloni che racconta al suo pubblico delle figure di merda fatte coi colleghi e che ringrazia tutto il pubblico “for stickin’ around”, regalando momenti belli.
Belli come lui!