Quando il destino fa i capricci

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È strano trovarsi qui, in questa atmosfera da limbo.

Nulla sembra accadere, eppure tutto potrebbe accadere da un momento all’altro. Forse, semplicemente, non era destino visitare Bangkok in questo viaggio…

Siamo a Saigon quando Sanja scopre che in Thailandia l’esercito ha preso il potere, dichiarando la legge marziale e la caduta del governo. Il nostro biglietto aereo per Bangkok è per domani e sempre domani scade anche il visto vietnamita. Troppo tardi per cambiare programmi o mettere in atto un piano alternativo. “Cosa facciamo?” mi chiede Sanja. Mi torna in mente lo stesso momento quattro mesi fa, quando avevamo deciso di rinviare la visita di Bangkok per i disordini e le manifestazioni che assediavano la città a ridosso delle elezioni. “No, questa volta andiamo. Vedrai che si sistema tutto”, cerco di auto convincermi, e poi cosa potremmo fare la sera prima della partenza?

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Arrivate a Bangkok, decidiamo di trovare l’albergo con le nostre forze. Oggi si viaggia in autobus! Non sarà un’impresa facile, visto che dobbiamo cambiare tre linee, ma se no dov’è l’avventura nel farsi scarrozzare direttamente a destinazione da un taxi? Ed il nostro viaggetto di un’ora dalla periferia al centro è ampiamente ripagato! Nel tentativo di farci aiutare nell’ultimo tratto di percorso verso la guesthouse incontriamo Sai, una ragazza gentilissima che oltre a darci qualche dritta si offre anche di accompagnarci a piedi per gli ultimi metri, visto che abita non troppo lontano da dove alloggeremo noi. Sai lavora nel servizio prenotazioni di un albergo 4 stelle in centro e ci guarda stupita quando le mostriamo l’indirizzo della guesthouse “Si, non è proprio in centro, ma noi vogliamo stare in mezzo a gente locale!” le spiego. Ride di cuore alla nostra stranezza “Non ho mai conosciuto qualcuno come voi!” ci dice. Poi le parliamo del progetto e senza neanche bisogno di chiederlo ci ha già invitate a casa sua, per un po’ di cibo Thai. Arrivate all’albergo, ci lascia il suo cellulare e decidiamo di incontrarci nel giro di qualche giorno, quando sarà libera dal lavoro. Benissimo, penso, la mia sensazione era giusta. Bangkok ci stava aspettando!

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Il giorno seguente iniziamo la perlustrazione della città. Tutto appare tranquillo, tranne i cordoni di militari attorno alle zone “calde” delle manifestazioni e qualche mezzo blindato qua e là. C’è però qualcosa di veramente strano. È la gente che incontriamo per strada fuori dalla indisturbata Khao San Road. “Cosa ci fate a Bangkok?” “ Non lo sapete che questo non è un buon momento per stare qui?” o ancora “È meglio se andate via da Bangkok!” in diversi ci ripetono la stessa cantilena. Ci guardiamo confuse. La cosa non è certo rassicurante! Del resto l’atmosfera è quasi ovattata, la vibrazione nell’aria è quella di una città assonnata, come in attesa.

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Trascorriamo la giornata stando alla larga dal centro ed evitando gli assembramenti. Poi consigliate dall’ennesima buon samaritana del “lasciate Bangkok”, ci spostiamo a China Town nel tardo pomeriggio per uno spuntino o una cena al mercato serale. China Town, che è nota per il suo caos colorato, le bancarelle, l’enorme e animatissimo mercato, è completamente deserta. Negozi chiusi, luci spente, serrande abbassate. Non c’è anima viva in strada, sembra di essere piombati in una città fantasma. Quando ci rendiamo conto di non avere alcuna possibilità per uno spuntino né tantomeno per una cena, prendiamo l’ultimo traghetto verso la guesthouse. Tornate in albergo, scopriamo che c’è stato il colpo di stato e tutta la Thailandia è in coprifuoco dalle dieci di sera fino alle 5 del mattino.

Come se non bastasse, le tv sono state oscurate e ci sono voci di un possibile oscuramento anche di internet. D’un tratto tutto sembra tremendamente complicato. Le variabili in gioco sono troppe e decidiamo di ripartire il prima possibile. Chiamiamo Sai per dirle che non ci sarà possibile fare il nostro scambio in cucina. È davvero un peccato!! E pensare che, solo ieri, ero così ottimista!

Ci accordiamo comunque per una cena insieme alle bancarelle serali sotto casa. Con Sai come cicerone, sperimentiamo anche diversi nuovi piatti, con qualche ingrediente particolare: l’uovo “invecchiato”, come lo chiamo io, e il famoso durian, il frutto puzzole del sud est asiatico. Pensate che viene spesso accoppiato al segnale di vietato fumare: è vietato portarlo/mangiarlo sui mezzi pubblici per lo sgradevole odore che emana. Il sapore è quasi peggio dell’odore, un nauseabonda fragranza di sudore e piedi… però c’è chi ne va matto…Trascorriamo un bellissima serata e ci alziamo da tavola con le pance strapiene: il cibo era delizioso (a parte il dolce a base di Durian).

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Lasciamo l’albergo la mattina seguente, con un velo di tristezza e non poco rammarico per l’occasione mancata.

Probabilmente non era destino visitare Bangkok questa volta, però ora sappiamo di avere una nuova amica ad accoglierci quando ritorneremo!