Al cinema con Margherita – è il Magico Mondo di Oz

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il magico mondo di oz
Da notare che le canzoni sono cantate da Violetta.

Se uno deve far trascorrere un pomeriggio che è passato da “andiamo in gita a Fiabilandia” a “piove e non possiamo andare” le soluzioni sono varie. Può scegliere di dedicarsi al puzzle da 5000 pezzi raffigurante il famoso quadro blu di Mirò, si può decidere di accendere il caminetto anche se è metà giugno visto che fuori il tempo ricorda i giorni attorno ad Halloween, si può giocare a tombola, al gioco dell’oca, a quello del pazzo pescatore o a quello del pirata nella botte. Oppure si può decidere di andare al cinema. A vedere? In sala c’è di tutto un po’, ma dovendo intrattenere una bimba di 5 anni non si ha tanta scelta: con Maleficent si rischia di non dormire (o di dormire moltissimo ma solo durante la visione), Godzilla magari le piacerebbe pure ma noi l’abbiamo già visto, il resto magari dorme lei. Però c’è il Magico mondo di Oz, film d’animazione: un’occhiata al trailer, per vedere che non sia proprio una cagata infernale, e andiamo.

In sala c’è un botto di gente: il tempo aiuta. La cinnaglia, variamente assortita, durante i provini rumoreggia. Margherita non ci vede: si siede in braccio alla sua mamma che dopo 5 minuti di trattamento è sudata come in una sauna a 80°. Parte il film: “papà…mi scappa la pipì”. Azz. Corriamo al cesso: c’è la fila: tutti i bimbi che erano in sala si sono trasferiti in massa a far la pipì, visto che hanno bevuto litri di qualunque cosa e la natura impelle (lo so che il verbo impellere ha usi ristretti, ma me ne infischio).

Fatto tutto torniamo in sala: solo i titoli di testa. Bene. Parte il film. I primi dieci minuti sono una cosa indecente. Indecente. L’ho scritto bene? È chiaro? Indecente. I disegni sembrano quelli di un brutto videogioco, proporzioni a raglio, personaggi senza profondità e l’ingresso degli zii di Dorothy è talmente… oddio: non so neppure io cosa sia talmente. È… è… Insomma: è strabiliante come sia possibile che non si siano accorti di una cosa del genere. Cacchio: hai avuto tutto il tempo che ti pareva prima di dare alle stampe il film: ma boia, fattene una ragione, cancella quei 2 minuti e rifai.

Poi, una volta che Dorothy viene ritrascinata ad Oz la cosa prende una piega più simpatica e il film scorre senza grossi inciampi: ai bimbi piace, spaventa e diverte. E un paio di sequenze hanno anche un discreto fascino, sebbene non ci sia un briciolo di originalità. Quindi se fuori piove e la bimba scalpita per andare al cinema, la vicenda narrata sullo schermo potrebbe anche piacerle. Ma, ecco: ai genitori pian piano potrebbe sgonfiarsi l’entusiasmo.

I personaggi non sono granché, Dorothy è simpatica come un’estrusione dorsale, il maresciallo Mellows (Marshall Mellows, Marsh-mellows… poi non dite che non siete stati avvisati) si innamora inesplicabilmente della principessa di porcellana che ha il savoir-faire di un gatto attaccato ai maroni, il cattivo è scemo, i suoi scherani lo sono di più, alcuni aiutanti dell’eroina fanno rabbia e pietà e le canzoni hanno quel non so che. A parte il fatto che il primo pezzo Margherita l’ha canticchiato per qualche giorno pure avendolo sentito una volta.

Ma è estate, o quasi: i distributori sono già in ferie da fine maggio e aspettano l’autunno per buttare sul mercato la consueta messe senza criterio di film. Così durante il periodo caldo i cinema boccheggiano, chiudono (a volte per sempre) e si dannano l’anima per inventarsi qualcosa per sopravvivere. E in settembre i cataloghi sembrano quelli dell’Ikea: grossi come vocabolari che se uno volesse proiettare tutti i film dovrebbe farne uno diverso ogni due ore tutti i giorni. Bravi. Come al solito.