Altro che arte minore! Grazie a Picasso – e non solo – la ceramica diviene interprete principale del rinnovamento artistico del secondo Novecento. Essa si rivela un mezzo plastico perfetto per esprimere quel sentimento di informalità ricercato dagli artisti, gravemente turbati dall’orrore della guerra. Un fervore creativo che si registra in particolare nel nostro Paese, come messo in luce dalla mostra La scultura ceramica in Italia del secondo Dopoguerra, che sarà inaugurata al MIC di Faenza il prossimo 28 giungo, a cura di Claudia Casali.
Una mostra che farà distinzioni in termini cronologici e poetici. «Nel Dopoguerra – spiega Casali – i cosiddetti Maestri del ’900 (e tra questi includo Melandri, Nonni, Drei, Cambellotti, Chini, solo per citare alcuni nomi) vengono radicalmente superati e messi in discussione dalle nuove generazioni. La ceramica e la scultura, grazie a protagonisti indiscussi come Fontana, Melotti, Leoncillo, trovano una nuova vitalità espressiva. Non dimentichiamoci anche il portato di Picasso che proprio dal 1947 utilizzerà questo linguaggio in via esclusiva, attirando l’attenzione della critica e del collezionismo sul significato delle arti. Con questi protagonisti la ceramica non viene più relegata ad arte minore o decorativa ma assume un ruolo fondamentale che oggi ritroviamo nella nostra contemporaneità con protagonisti indiscussi come Paladino, Ontani, Bertozzi&Casoni. E oggi, a mio avviso, stiamo rivivendo quel fervore che ha caratterizzato il secondo Dopoguerra. Tanti artisti affermati utilizzano in chiave nuova il linguaggio ceramico che diviene strumento dell’arte contemporanea a tutti gli effetti».
A proposito di protagonisti indiscussi, al MIC si è da poco conclusa una delle più importanti retrospettive mai dedicate ad Arturo Martini, un personaggio che senza dubbio ha avuto un ruolo chiave in questo processo di rinnovamento dell’arte ceramica. «Martini è stato un Grande Assoluto della scultura figurativa italiana ed europea – continua il Direttore del MIC – A differenza dei suoi coetanei, ha sempre ed incessantemente sperimentato. Era un genio, capace di mettersi continuamente in discussione (non a caso ogni tre/quattro anni mutava il suo stile) ed era in grado di affrontare con rigore, ricerca e sperimentazione la sua scultura, in maniera critica ed attenta. Fu un faro importante per molti giovani artisti, un anticipatore di tante tematiche che sono poi state affrontate nel secondo Dopoguerra. Penso al debito che molti hanno nei suoi confronti, da Marini ai Basaldella, da Bertagnin allo stesso Leoncillo. La mostra analizza proprio l’eredità che questo gigante della scultura ha lasciato nel XX secolo».
Presenti anche i protagonisti del Premio Faenza, il concorso internazionale della Ceramica d’Arte che dal 1932 premia gli artisti più innovatori del settore. «Il Premio Faenza è stato importante per la storia della scultura ceramica in Italia e all’estero. Non a caso in mostra abbiamo inserito tutti gli autori insigniti del Premio, considerati innovatori del linguaggio. Le ultime edizioni poi, ci confermano come la ceramica sia sempre più un linguaggio della contemporaneità».
LEONARDO REGANO
28 giugno-1 febbraio – LA CERAMICA CHE CAMBIA – Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche, viale Baccarini 19 – Info: 0546 697311, micfaenza.org