Un nome, una garanzia: state a sentire. L’esimio (si sarebbe detto una volta) storico del teatro Marco De Marinis nel suo ultimo libro Il teatro dopo l’età d’oro, ragionando sulle forme che la trasmutazione dell’attore post-novecentesco sta assumendo, identifica -tra le altre- la modalità dell’attore sociale, quello che si fa «alfiere di provocatorie proposte di nuove forme di arte e di nuove forme di bellezza», mostrando come «efficacia sociale e qualità artistica possano essere strettamente collegate, e rinforzarsi l’un l’altra». Fra i «nomi principali» di questa tendenza in atto menziona «Lenz Rifrazioni di Parma».
Il gruppo guidato da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto ripropone, dal 13 al 23 maggio, I Promessi Sposi, avvio del nuovo progetto biennale dedicato all’opera di Alessandro Manzoni.
Ecco come Lenz Rifrazioni presenta lo spettacolo:
Il percorso di ricerca ultradecennale, unico in Europa per intensità e risultati espressivi, di Lenz Rifrazioni con gli attori “sensibili”, ex lungodegenti psichici e persone con disabilità intellettiva, si innesta qui sulla messinscena del grande romanzo storico manzoniano alla ricerca di una visione irrazionale e provvidenziale del teatro contemporaneo. Al centro della ricerca drammaturgica di Lenz è l’opera fondativa della lingua italiana ritrascritta, come le precedenti riletture della classicità, in visioni contemporanee e rigenerata con estremismo linguistico e antiretorico da Maria Federica Maestri e Francesco Pititto. Capolavoro della letteratura italiana, il romanzo della riscossa degli umili e degli esclusi dalla cittadinanza viene qui scomposto in ventiquattro grandi quadri performativi e visuali installati nello spazio monumentale della Sala Majakovskij di Lenz Teatro di Via Pasubio.
Artefici di questa nuova riscrittura drammatica sono gli attori “sensibili” Frank Berzieri, Giovanni Carnevale, Carlo Destro, Paolo Maccini, Andrea Orlandini, Delfina Rivieri, Vincenzo Salemi, Carlotta Spaggiari, Barbara Voghera insieme al nucleo di attori storici di Lenz Valentina Barbarini, Monica Bianchi, Roberto Riseri, Elena Sorbi. Molti sono i nodi che caratterizzano la vita degli attori di questi Promessi Sposi, alcuni sono già stati tagliati nel corso di questi dodici anni di pratica artistica comune, molti sono ancora strettamente intrecciati tra la storia di ognuno e il presente che trae la propria energia da una passione ripetuta di riscatto e reincarnazione. La presa di possesso dei personaggi manzoniani da parte di questi “magnifici umili” diventa una contemporanea rivolta del pane e una ribellione all’oblìo, una pestilenza benefica che costringe alla malattia dell’uguaglianza e alla misericordia dell’attore tragico, di intransigente moralità come l’uomo verdiano. Melodramma e romanzo si intrecciano nelle ricostruzioni di vite vissute davvero, personaggi manzoniani e verdiani si sovrappongono e si fondono tra identità perdute e ricostruite su di un canovaccio personale che ritrova percorsi comuni, identiche epifanie e uguali sofferenze in un unico grande affresco di verità e rappresentazione.
Il testo recitato è una composizione di frammenti originali, dissertazioni e rielaborazioni filtrate da memorie differenti, substrati di episodi di vita realmente vissuti o immaginati, concerto polifonico di dialoghi metafisici e metapsicologici ma continuamente rientranti e di nuovo uscenti nella corsia maestra del rimando testuale originario. La moltiplicazione dei personaggi – due Lucia, tre monache di Monza (bambina-donna-vecchia) – la fusione schizofrenica con alterazione timbrica in un unico attore dell’Innominato e del Cardinale Borromeo, l’allegato arbitrario della morte di Don Rodrigo ripresa dal Fermo e Lucia, il tremore coreografico di Don Abbondio e il suo interrogarsi sull’amore fisico, sono alcuni dei passaggi metalinguistici più significativi concessi da una drammaturgia libera quanto un blank verse shakespeariano. Anche la visione dello spettatore è libera e deambulante, invitata a sostare frontalmente allo svilupparsi dell’azione principale ma con ampia possibilità di mutare il proprio punto di vista, attardarsi o precedere la sequenza in atto essendo la scena fisica e virtuale permanentemente attiva senza soluzione di continuità o intervalli. Tutto vive e accade hic et nunc, tutti i dieci attori abitano la scena contemporaneamente nel Paese delle Stanze Luminose.
La ricerca musicale di Andrea Azzali è realizzata sul Requiem di Giuseppe Verdi. Il metodo di lavoro si è sviluppato su due differenti procedimenti che conducono ad un unico risultato: la ri-drammatizzazione del Requiem all’interno della drammaturgia de I Promessi Sposi e alla riscrittura della partitura originale nelle sue prime dodici battute ri-assemblate in un nuovo elemento che rinvia ad un ricordo-oblìo della struttura originaria. Il continuo rimando corre di pari passo con lo svilupparsi delle sequenze teatrali che delineano la nuova scrittura narrativo/segnica sul doppio binario personaggio-attore sensibile.
Ed ecco la nostra audio intervista a Maria Federica Maestri, fatta nel novembre scorso a Natura Dèi Teatri, in occasione del debutto dello spettacolo: (ri)ascoltatela qui.
MICHELE PASCARELLA
13, 14, 16, 17, 18, 21, 22, 23 maggio ore 21 – Parma, Lenz Teatro – I Promessi Sposi, uno spettacolo di Lenz Rifrazioni da Alessandro Manzoni, creazione di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto. Info: 0521.270141, lenzrifrazioni.it