Oggi ho passato in rassegna quasi tutto lo scibile umano in fatto di pasta.
La mia mente andava veloce più di quanto potessi controllare: cappelletti agli asparagi, cappelletti in brodo, ma anche minestra imbottita in brodo (è così tanto tempo che non la mangio!) con il ripieno di formaggio morbido e parmigiano – una delle preferite della mia mamma – o anche con la variante dello ‘squaquerone’ all’interno, che ho provato poche volte ma ho trovato interessante per la nota leggermente acidula data da quel formaggio. E poi la zuppa imperiale! “Cos’è?” mi chiede Sanja incuriosita – visto che a volte esterno queste orge mentali di cibo – “E’ un’altra variante di pasta che si fa in brodo. Effettivamente non l’hai ancora provata. Bisogna che la prepari con la nonna quando torno” e continuo assaporando idealmente il piatto ”Prima si prepara l’impasto con parmigiano, semolino, uova, noce moscata, poi si cuoce in forno, fino ad ottenere una bella doratura in cima. Si taglia a cubetti e si ripassa nel brodo, per farla ammorbidire e far assorbire il brodo. Quella nota affumicata della prima cottura nel forno è davvero ottima”. Quindi passo in rassegna le paste asciutte, dalla classica tagliatella al ragù, ad un più sofisticato piatto di garganelli con carciofi e salsiccia. E mi immagino proprio mentre affetto sottilmente i carciofi e sfumo la salsiccia con un bel bicchiere di vino bianco. Mamma mia, non riesco proprio a fermarmi, lo stomaco inizia a gorgogliare, e l’acquolina aumenta, ma vado avanti così per una buona oretta. Intanto davanti a noi nessuna traccia di cibo!
Sarà che in questa giornata trascorsa interamente in autobus, per raggiungere una poco frequentata città di confine, non abbiamo mangiato praticamente nulla. Siamo state caricate stamattina alle 7 insieme ad altri passeggeri, nonché bagagli, generi alimentari, gabbie con uccellini, tappeti e qualsiasi altra cosa che debba arrivare in quella zona un po’ sperduta nel nord est del paese, su un piccolo bus da 25 posti. Per fortuna appena sveglie siamo riuscite a procurarci due enormi baguette ripiene, che abbiamo razionato tra colazione e pranzo, ma arrivata l’ora della cena siamo in mezzo alle montagne: una strada tutta curve, buche e senza luci e neanche l’ombra di una qualsiasi bettola!
Anche Sanja è affamata, quindi si fa prendere dal mio delirio mistico, obiettano che “sì, le tagliatelle sono buone, ma solo con tanto ragù!… ohh il ragù, potrei mangiarne a cucchiaiate…” dice con l’occhio quasi sognante.
Non so se la causa del mio vagheggiare sia la fame, le 14 ore di viaggio o semplicemente la nostalgia di casa che inizia ad affiorare, sotto forma di pasta. L’italiano e la pasta: un legame inscindibile. Penso alla “minestra”, ed il pensiero mi porta a casa, alla mia famiglia, al pranzo della domenica, alla cena con gli amici.
Mi sa proprio che sono nostalgica.