Arrivate finalmente in Laos, la prima tappa è Don Det, un’isoletta nel Mekong a ridosso del confine cambogiano. Don Det è un posto magico, potresti fermarti per tre giorni o per un mese senza accorgertene… Sembra un po’ di essere in un paradiso hippy dimenticato nel tempo, con anche gli abitanti perfettamente a loro agio nell’atmosfera rilassata che pervade l’isola. Caffè ghiacciati o beerlao (l’ottima birra nazionale) in uno dei tanti baretti su palafitte lungo il fiume, un’amaca, ed è un piacere trascorrere un’intera giornata parlando con gli altri viaggiatori, accorgendoti che è arrivata la sera solo dalla luce arancione del tramonto che si riflette nelle acque del Mekong. Un vero paradiso perduto. L’oziare è una delle attività principali e di maggiore soddisfazione, visto che i 45 gradi giornalieri dissuadono da ogni attività, fatta eccezione per qualche bagno nel fiume.
Per non rischiare di perderci felicemente in questo angolo di mondo, trascorsi i 3 giorni canonici, decidiamo di ripartire alla volta di Pakse, cittadina vicina all’altipiano di Bolaven, famoso per la produzione di un ottimo caffè.
Alla ricerca di una sistemazione carina, Sanja si imbatte in Corrado, il proprietario di una trattoria italiana poco distante dalla guesthouse, e l’incontro si rivela perfetto. Il co-proprietario e laotiano Mee, un ragazzo adorabile, si offre di insegnarci il piatto più tipico della cucina del Laos, il làap, un’insalata di carne con erbe aromatiche fresche e lime. Poi aggiunge: «I do it real Lao style. You eat it, right?». Scuotiamo la testa con decisione, «Certo!» «Perché cosa c’è dentro?» chiediamo quasi all’unisono. Mee cerca di spiegarci con un inglese basico e qualche gesto che si usa il pre-digerito della mucca!! La cosa è piuttosto raccapricciante, ma ormai non possiamo tirarci indietro! Cavolo, era meglio rimanere nell’ignoranza! Speriamo che sia cotto! Anche Corrado, che ha mangiato il làap molte volte, ci assicura che non ne aveva idea. «Era meglio non sapere» ride divertito.
Di li a poco accompagniamo Mee al mercato per comprare gli ingredienti per il làap di manzo. Menta, coriandolo, citronella, lime, cipollotti, carne e …frattaglie!! Ecco cosa intendeva Mee quando parlava di digestione: stomaco e fegato! Beh meno male, un po’ sono sollevata… ma non completamente. Di solito non compro mai frattaglie, sono ingredienti legati ad una cucina antica che noi “trentenni” difficilmente prepariamo! Le frattaglie vengono prima cotte in acqua con citronella, poi affettate finemente. Ed è a questo punto che Mee chiede: «You wanna try?». Si solleva un coro di «No, no, tanks». La delusione è così evidente sul suo viso, che subito ci ripenso e faccio la coraggiosa: «I’ll try», ed il sorriso torna ad illuminare il viso di Mee. Consistenza gommosa ma non troppo. Pensavo peggio, è più l’aspetto a spaventare.
Mentre cucina, Mee ci spiega che il làap è un piatto che si prepara soprattutto durante i matrimoni, in segno di buona fortuna e che la parola stessa làap, oltre a significare carne speziata, assume anche il significato di fortuna o successo.
Ci sediamo tutti e quattro all’aperto in un tavolino dell’osteria a mangiare insieme il buonissimo làap accompagnato da sticky rice. Chissà che non sia un augurio di buona fortuna al proseguimento della nostra avventura in Laos!
Ecco il link della ricetta http://www.mattarelloaway.com/lagraveap-di-manzo.html