Denham Fouts, una sepoltura ritrovata

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1991
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Lapide di Louis Denham Fouts al cimitero Campo Cestio di Roma

Denham Fouts ce l’abbiamo ancora noi. Alcuni siti, più o meno autorevoli, ne davano la sepoltura a Pere Lachaise, altri pensavano che le spoglie fossero state riportate nella terra d’origine, gli Stati Uniti. Niente di tutto questo: D F è ancora sepolto a Roma, nella quiete assediata dal caos urbano del Campo Cestio. Stavolta wikipedia non sbaglia, nemmeno quella sorta di cimitero virtuale per più o meno famosi che è il sito find a grave. Entrambi, però, fallano sull’esatta ubicazione: non è nella zona prima fila 11 ma nella zona prima- fila 13-area10. Quasi un colpo di fortuna averla trovata: alla fine del falsopiano di fronte all’ingresso principale, in una giornata d’ agosto bruciante, attirato dal piccolo ma vispo melograno che ne orna la lapide.

Lapide condivisa con un poeta morto nel 96, curiosa prassi che mi incuriosisce. Mi chiariscono questo mistero le due eleganti e bellissime signore inglesi addette alle “informations”: la lapide con il nominativo deve rimanere ma i resti di Denham sono stati traslocati nella promiscuità dell’ossario del cimitero, causa riassegnazione del loculo. Mi mostrano un registro scritto fitto fitto, che di ogni tomba racchiude la storia burocratica: scorro rapido con lo sguardo il tomo, mi compaiono davanti i nomi di Labriola, Corso, Munthe, Gramsci e…e poi mi fermo,bloccato dal nome Louis Denham Fouts, la data di nascita, quella di morte, l’età (solo 35,35 anni per una vita intera) e una scritta rossa quasi illeggibile alla fine della linea del registro: ossario, appunto.

Chi è, o meglio, chi era Louis Denham Fouts? Isherwood lo definì “la marchetta più costosa del mondo”, per Capote era il mantenuto migliore del mondo”. Marchetta, mantenuto, wikipedia azzarda un “male prostiute and socialite”. Eppure queste poco nobili descrizioni, impossibili da cesellare nella lapide di un cimitero che accoglie poeti con il nome scritto sull’acqua (Keats), era qualcosa di più: era una Musa.

Louis Denham Fouts appare nella vita e negli scritti dei grandi scrittori della sua epoca come una leggenda. In down there on a visit (Ritorno all’inferno, ultima e più o meno disponibile edizione italiana è la Garzanti 1992) Isherwood lo trasforma in Paul, “il celebre e favoloso Paul”, impegnato a tracannare l’ennesimo sazerac (scambiando l’assenzio per anisette) stravaccato nel divano Chesterfield di un bar di Beverly Hills. Isherwood da un primo, sommario, resoconto delle sue imprese. Capote, nel suo roman a clef incompiuto -il pettegolo e acido “Preghiere Esaudite”- ce ne darà la biografia.

Nato nella sperduta Jacksonville, florida, a sedici anni Louis fuggi verso “il rischio-qualcuno potrebbe dire la rovina (..)” a bordo della decappottabile del suo primo cliente miliardario. Da lì in poi Fouts divenne un’apolide, con il biglietto illimitato pagato dal desiderio e dall’attrazione. Come un semi-Dio ubiquo, lo si poteva vedere passeggiare a Parigi sottobraccio di Cocteau e di Marais, fuggire a Tunisi, ubriacrsi a Venezia, fingere di fiutare cocaina a Saint Moritz- o era a Losanna? Su questo Capote e Isherwood divergono – bloccato a Cap Ferrat, a bordo dello yacht del futuro re Paolo di Grecia (si, proprio lui, il padre della regina Sofia).

Vivendo in un’epoca dove l’idea di Bellezza è stata fustigata e ridicolizzata dall’appiattimento del video, è difficile comprendere l’attrazione che Fouts riusciva ad esercitare con il suo fascino sinestestico. Capote scrisse che “vederlo attraversare una stanza era un’esperienza”. L’homme fatal – come Gore Vidal lo appellò in un suo racconto- moltiplicava il Desiderio col suo delizioso odore, la sua pelle pulita nonostante gli eccessi e il suo essere così costoso!

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I suoi abusi, alla fine, la ebbero vinta sul suo fascino. Come in un trittico di Bacon. Louis Denham Fouts morì di overdose nell’anonima stanza da bagno della pensione Foggetti – no, non sono riuscito a trovarne l’esatta ubicazione a Roma.

Scampò alla vecchiaia ma non all’oblio: anche per una leggenda arriva il momento di dividere una lapide.