Appena arrivato, trentasei giorni e sette ore di macchina da Zurigo dopo, metto su uno dei quattro dischi random presi al mercatino di Anversa. E’ una raccolta di successi dell’epoca, dentro ci sono alcune delle voci migliori.
Non migliori dell’epoca. Migliori e basta.
Talmente buone e sicure di sè che mi scorrono addosso un po’ come la doccia. Piacevole, perimetra l’epidermide e va. Da Shirley Bassey a Sinatra, Sammy Davis, Dionne Warwick et divinità simili.
A un certo punto, sussulto.
In mezzo a tutto ‘sto denso-senso black di semidei compiaciuti arriva la Donna bianca che non ti aspetti, e sbanca.
Dusty Springfield va in orbita totale con un pezzone di Randy Newman (ascolterei volentieri l’indie italiano, ma ci sono ancora troppi pezzi di Randy Newman che non conosco, scusatemi).
Orbita alta, orbita delle stelle imprendibili, persino dai telescopi.
I Think it’s going to rain today.
Dusty, al secolo Maria Isabella Caterina Bernardetta O’Brien.
Inglese, omosessuale in un’epoca in cui era complicato esserlo, quella che quando va a Memphis e registra a Muscle Shoals si veste di tutto punto per permettersi di cantare allo stesso microfono dove aveva cantato Aretha.
Dusty qua vola, e non la prende nessuno.
Erano forse 25 anni che, con un vinile, non mi capitava di rimettere su lo stesso pezzo cinque o sei volte in fila.
Human kindness is overflowing.
and I think it’s going to rain today.
Amen.