In pochi nel 1978 avrebbero scommesso un solo penny sul futuro di Johnny Rotten post Sex Pistols. Lui stesso ruttava nel microfono “NO FUTURE!” durante quei mesi di fuoco in cui era frontman della band, costruita a tavolino, dal genio del marketing Malcolm McLaren con lo scopo dichiarato di spazzare via un mercato musicale pachidermico e costruirne uno di nicchia ad uso e consumo della classe peggio abbiente. I Pistols furono ambasciatori e riferimento assoluto della rivoluzione del ’77 londinese le cui regole erano mandare a farsi fottere la Regina e imparare due-accordi-due per salire sul palco a violentare chitarre e società inglese. A spezzarli ci pensarono diatribe interne, droga, decessi e incapacità di evolvere (un solo disco all’attivo per i paladini del punk), ma Rotten sorprese i più che lo aspettavano a scavare il fondo del barile del punk arruolando musicisti di grande personalità e tecnica e partorendo quella che sarà la vera band della sua vita: i Public Image Limited.
Il basso lugubre di Jah Wobble, la chitarra sferzata di Keith Levene e la batteria tribale di Jim Walker costruirono un tappeto sonoro perfetto per i deliri canori di Rotten, che per dare un calcio in culo definitivo al passato abbandonò il moniker che lo rese celebre per ritornare ad essere John Lydon. Se la rabbia selvaggia e il nichilismo erano il fuoco propulsivo del punk, le atmosfere claustrofobiche e ipnotiche divennero il marchio sonoro della nuova onda, l’angoscia esistenziale il filo che legava First Issue, debutto del 1978, al capolavoro Metal Box, doppio album dell’anno successivo, fino a Flowers of Romance del 1981, ultimo guizzo prima di un declino inesorabile inaugurato da una lunga serie di cambi di formazione e proseguito con una produzione sempre più rarefatta e debole che Lydon alternò a reunion posticce coi Sex Pistols, fino all’imbarazzante partecipazione ad un reality televisivo inglese.
Lydon, però, il gusto di provocare non l’ha mai perso rispedendo ai molti mittenti le critiche sulla definitiva resa per aver vestito il ruolo di testimonial per lo spot di una marca di burro e affermando, anzi, di aver accettato la marchetta solo per raccogliere i soldi necessari a produrre un nuovo album dei PIL rimasti da anni senza contratto discografico.
Così nel 2012, a quasi sessant’anni d’età e venti dall’ultimo disco della band, registra con Bruce Smith, Lu Edmonds e Scott Firth un nuovo album dal titolo programmatico di This is Pil, come dire “Questo è quello di cui siamo capaci oggi”! Poco importa che nessuno, recensori e pubblico, l’abbia considerato un capolavoro. Le cronache dei live estivi sui palchi dei grandi festival europei raccontano di un Lydon calato nella veste di leggenda vivente del rock, capace di rendere anche lo scialbo singolo One Drop un nuovo inno generazionale, conquistando il consenso che si riserva ai grandi.
In tempi di crollo verticale del Pil la reunion dei Public Image Limited era una delle poche mancanti all’appello. I nostalgici e retromaniaci non la perderanno.
Gianmarco Pari
26 ottobre, PIL, Bologna, Estragon Club, via Stalingrado 83, 051 323490, www.estragon.it