Leone d’oro
Sacro GRA, di Gianfranco Rosi (***): il Grande Raccordo Anulare, che circonda Roma come un anello di Saturno (cit. Fellini), cattura vita comune e non. 7 storie di un’umanità bizzarra ai margini della città eterna. Oltre la grande bellezza.
Fuori concorso
Die Andere Heimat, di Edgar Reitz (*****): Heimat, alla sua quarta serie, torna indietro nel tempo, alla metà del secolo XIX, e si sofferma sul giovane Jakob, inquieto sognatore ad occhi aperti. Vorrebbe fuggire dal suo piccolo e grigio mondo e fantastica di terre e popoli lontani, nel nuovo mondo. Per gli scherzi del destino, in anni in cui la miseria più nera spinge molti ad emigrare, sarà costretto a rimanere ed a lasciare ad altri il proprio sogno. Pur non essendo mai uscito dal borgo natio, conosce però a menadito lingue e dialetti degli indiani d’America. Le radici e le ali.
Cani randagi
Stray dogs, di Tsai Ming-liang (****): un uomo e due bambini, ciò che resta di una famiglia disgregata, vagano come cani randagi nello squallore di una metropoli asiatica (Tapei), battuta da una pioggia da diluvio universale; vivono alla giornata, di miseri lavori, consumano in piedi i loro pasti, si lavano in bagni pubblici e si ritrovano la sera in tane ricavate in edifici in rovina. Nei loro volti, mostrati in inquadrature fisse interminabili (e per alcuni insopportabili), si esprimono con forza emotiva devastante angosce e desideri frustrati. Relitti alla deriva.
Under the skin, di Jonathan Glazer (**1/2): un alieno, che si nasconde all’interno delle sinuose forme di Scarlett Johansson, si aggira sulla Terra, a caccia di uomini soli, che ammalia per poi condurre ad una tragica fine. Gli sarà fatale l’incontro con un uomo dal cuore tenero. Glaciale.
Famiglie a fette
Philomena, di Stephen Frears (****): la storia vera di una anziana donna alla ricerca del proprio figlio, sottrattogli dalle suore che “accoglievano” le ragazze madri in difficoltà. L’aiuta un giornalista in disgrazia. Il confronto tra i due personaggi è descritto con leggerezza e ironia, mentre il racconto lascia spazio alla commozione. Mamma coraggio.
Miss Violence, di Alexandros Avranas (***1/2): il ritratto di da una famiglia devastata da anni di violente e soprusi. Il precario equilibrio costruito grazie ad un accumulo di silenzi e rimozioni crolla di fronte alla scelta estrema della piccola Angeliki. Convivere con l’orrore.
La moglie del poliziotto, di Philip Gröning (***): più che il contenuto (la violenza all’interno di un nucleo familiare apparentemente felice) ad intrigare è la forma: 59 brevi capitoli, senza connessioni lineari, di ognuno dei quali è mostrato l’inizio e la fine. Il resto è affidato alla fantasia dello spettatore. Puzzle.
Moebius, di Kim Ki-duk (***): un ragazzo è evirato dalla madre, che vuole vendicarsi del marito traditore; per completare l’opera divora i suoi genitali. E siamo solo all’inizio di una sequenza inarrestabile di episodi shock: c’è chi lascia la sala, chi ride, chi dice “che c… ridi?”, chi inizia a disquisire pensoso di sesso e morte, di piacere e dolore, di orgasmo senza pene. Senza parole.
Solitudini
Locke, di Steven Knight (***): 85 minuti tutti all’interno di un’auto, in viaggio verso Londra. Dentro Ivan Locke, solo con il suo telefonino. Ha abbandonato di punto in bianco il suo lavoro di capocantiere a poche ore dall’inizio di un’importante opera per farsi carico della responsabilità di un errore compiuto alcuni mesi prima. Anche a costo di mettere in gioco la sua vita. Teatrale.
Eastern boys, di Robin Campillo (***): nei pressi della Gare du Nord trafficano, anche con i loro corpi, i ragazzi di vita dell’est Europa. L’incontro con un parigino, nel mettere a soqquadro vite ed esistenze, apre nuovi orizzonti. Miglior film della sezione Orizzonti.
Still life, di Uberto Pasolini (***): John colma il vuoto della sua vita con la commovente dedizione con la quale svolge il suo lavoro: quello di provvedere alla sepoltura delle persone che muoiono sole ad abbandonate. Esubero per eccesso di umanità.
Passioni al microscopio
Tom à la ferme, di Xavier Dolan (***): Tom raggiunge una sperduta fattoria, dove vivono la madre e il fratello del suo compagno, per partecipare al suo funerale. L’incontro spiazza Tom e pure le aspettative dello spettatore. Passioni forti, racchiuse e represse, pronte ad esplodere senza badare alle conseguenze. Fisico.
La Jalousie, di Philippe Garrel (***): una storia sull’amore e sulla gelosia, delicatamente filmato, semplice nella struttura, con i protagonisti che si alternano nell’interpretare il ruolo sofferente di amante tradito. Un film d’altri tempi, come lo sono le immagini in bianco e nero alle quali Garrel ci ha abituato. I dubbi dell’amore.
*da evitare; **guardabile; ***da vedere; ****imperdibile; *****capolavoro