ll 14 settembre la Fondazione Ferrara Arte ha inaugurato la prima mostra monografica dedicata in Italia a Francisco de Zurbarán (Fuente de Cantos, 1598 – Madrid 1664), protagonista del Siglo de oro della pittura iberica, assieme a Diego Velázquez e a Bartolomé Esteban Murillo. Definito in patria – in maniera un po’ troppo enfatica – il “Caravaggio spagnolo” per il suo modo di plasmare volumi tramite vigorosi contrasti di luce e ombra, Francisco de Zurbarán è ricordato soprattutto per essere stato il migliore interprete della religiosità controriformista della Chiesa spagnola del XVII secolo. Nelle sue tele ha ritratto santi e monaci rendendoli imponenti e magnetici agli occhi dei fedeli.
Splendido l’incipit della mostra, il San Serapio (1628) del Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford e anche il San Francesco (c. 1635) del Milwaukee Museum of Art, collocato due sale più avanti. Raffigurati in pose e con vesti quotidiane, santi e personaggi biblici diventano uomini comuni, in accordo con i nuovi canoni iconografici imposti dalla Chiesa cattolica ai pittori per riconciliarsi con i propri fedeli e avversare la diffusione del culto protestante. Il soggetto religioso resta il preferito per l’artista anche quando si dedica al genere delle nature morte, che intride di simbolismo mariano, come avviene, per esempio, in Una tazza d’acqua e una rosa (1630). Alla corte di Madrid, entra in contatto con le nuove tendenze del barocco, e dal tenebrismo delle prime opere sivigliane, passa a una tavolozza più chiara e addolcita. La pittura di Zurbarán diviene così ancor più popolare, superando i confini europei e conquistando il Nuovo Mondo. Nelle sale di Palazzo dei Diamanti, circa cinquanta opere, permettono di ripercorrere l’intera carriera dell’artista iberico, dagli esordi a Siviglia, la “Firenze spagnola”, fino agli ultimi anni trascorsi a Madrid.
Leonardo Regano
Fino al 6 gennaio 2014, Ferrara, Zurbarán, Palazzo dei Diamanti, c.so D’Este 1, info: www.palazzodiamanti.it