Nato in casa

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foto-testoMio figlio R. è nato il 20 agosto del 2010 a Marradi in provincia di Firenze. Non in ospedale, ma a casa nostra. Non per circostanze impreviste.

La scelta di partorire a casa era già maturata durante la mia prima gravidanza grazie alla conoscenza dell’esperienza di amiche neomamme. Inoltre anche la lettura di diversi libri avevano fatto riflettere me ed il mio compagno, sull’importanza di un parto naturale e di una nascita il più possibile indisturbata come premessa e fondamentale imprinting per una vita felice del nostro cucciolo in arrivo.

Mi rivolsi ad un’associazione di ostetriche che seguivano i parti a domicilio rispettando i protocolli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma purtroppo la mia inesperienza, la non completa fiducia nel mio corpo e nella natura e in ultimo, ma non di ultima importanza, la pratica invasiva di una di quelle ostetriche che mi ruppe le acque per accelerare il travaglio, mi portarono a far nascere la mia dolcissima L. in ospedale con un parto cesareo.

Quando sono rimasta incinta la seconda volta non ho avuto alcun dubbio. Anzi l’idea di un parto naturale si e rafforzata: volevo che mio figlio nascesse a casa. In questo caso, dopo lo scotto della prima esperienza, non mi sono rivolta all’associazione di ostetriche, ma ho subito chiamato una doula (dal greco, donna che accompagna la madre garantendo continuità di presenza emotiva, ndr) conosciuta in altre occasioni, nonostante abitasse a 2-3 ore di macchina. Sapevo che era di ben più esperienza e conoscenza pratica ed inoltre molto più vicina al mio sentire. Durante la gravidanza ho seguito poi un seminario sulla fisiologia della nascita dal titolo Nascita amore e civiltà: tre giornate con Michel Odent, medico ostetrico francese di fama internazionale, autore di diversi interessantissimi libri sull’ecologia della nascita. Qui ho approfondito e appreso della fisiologia del parto e dei suoi meccanismi naturali anche dal punto vista scientifico.

Il dolore durante il parto è fisiologico, ma se la donna è indisturbata viene prodotta ossitocina, l’ormone dell’amore anche detto ormone timido perché viene secreto solo se la donna si sente protetta, sicura e non osservata. (È lo stesso ormone che è coinvolto quando si fa l’amore… infatti immaginatevi come si potrebbe amarsi appassionatamente in condizioni di insicurezza o venendo osservati…). In particolare ho compreso quanto sia importante il naturale processo di eiezione del feto. Nessuno lo fa nascere. Nasce da solo.

Ho passato mesi molto tranquilli, seppur movimentati dal trasloco nella nostra nuova casa, dove siamo arrivati un mese prima della data presunta della nascita del mio secondo cucciolo. E poi l’attesa, perché è nato due settimane in ritardo, durante le quali ogni giorno mi dicevo di essere pronta. Con la doula eravamo d’accordo che ai prodromi del travaglio l’avrei chiamata e lei sarebbe venuta subito. E così è stato. Il giorno prima della nascita ho sentito le prime contrazioni e ho chiamato Clara, la doula. Subito dopo che L. si è addormentata per la notte, Clara si e messa in viaggio e dopo 2 ore era già qui. La notte l’ho passata passeggiando e stesa sul divano con Clara appisolata su di una poltrona a fianco.

Con le prime luci dell’alba ho pensato: «E adesso?». Mi ero fatta l’idea di partorire di notte così che fosse tutto più semplice con L. Ma ora era giorno. Ci siamo trasferite nel bagno dove mi sono messa a mollo nella vasca così che le contrazioni sono diventate più dolci. E L. è stata bravissima, aiutando il babbo, il mio compagno, nei lavori fuori, andando a raccogliere more «per la mamma» e facendo anche un piccolo bagno nella vasca con me. Ma nel pomeriggio ero davvero stanca e, seppur in travaglio, la mia neocorteccia (la parte razionale del cervello) non mi abbandonava. La doula mi ha poi detto che non ha mai sentito una donna in travaglio fare tante domande! Non riuscivo a lasciarmi completamente andare avevo tutte le mie paure da affrontare. Ho iniziato a domandarmi e a domandare a Clara quando sarebbe nato… quando ho iniziato a sentire il desiderio di spingere.

E dopo qualche spinta inefficace ho percorso mentalmente cosa sarebbe stato l’andare in ospedale: il viaggio in macchina, l’arrivo, le infermiere, le ostetriche e …no, no, no… A quel punto mi sono lasciata andare e dopo poche spinte ho sentito qualcosa spuntare. Ho pensato: «Cos’è?» Ma poi non ho avuto il tempo di pensare altro e il mio cucciolo è sgusciato su di un asciugamano messo sotto di me che ero accovacciata davanti al lavandino del nostro bagno. Non ha pianto, aveva ancora il casex (la proverbiale camicia, ndr) sulla testa. L’ho preso in braccio, mi sembrava incredibile, eccolo. Sembra una banalità da film, ma solo dopo un po’ ho guardato se era un maschio o una femmina. Maschio, così come pensavamo e ho mandato Clara ad avvertire il babbo e la mia piccola che R. era nato. Non sappiamo precisamente l’ora, o meglio i minuti precisi, nè il suo peso, perché pesarlo è stato l’ultimo dei nostri pensieri. Sono veramente momenti irripetibili. Ci siamo messi nella vasca per lavarci un po’ e poi nel nostro letto, tutti e quattro insieme. La mattina seguente è nata la placenta che si era staccata subito, come mi aveva assicurato la mia doula, ma che non era ancora uscita.

Clara è rimasta qualche giorno da noi con la figlioletta (che è andata a prendere il pomeriggio seguente la nascita) per accudirci, fare lavatrici, cucinare il pranzo ed assicurasi che il primo puerperio (il periodo di tempo necessario all’apparato genitale femminile per riprendere la sua normale funzionalità, ndr) fosse tranquillo.

R. è nato di venerdì e le prime visite sono state quelle dei nonni la domenica pomeriggio, prendendoci il tempo per riposarci un po’, senza fretta di essere subito presentati al mondo lavati e vestiti, ma profumati solo del proprio odore, pelle a pelle. Gli amici poi gradualmente hanno partecipato alla nostra gioia.

Ma quello che più mi preme dire, è che in fondo non è importante dove si partorisce, ma il come.

E sul come sono contenta di dire che nessuno ha fatto nascere R… È nato da solo.

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hilà, io sono Alessandro Ancarani. Trascorro quasi tutto il mio tempo libero aspettando che il resto della Redazione si decida a consegnarmi i pezzi da titolare e impaginare sulle nostre amate Orbite Culturali. Mentre attendo, conduco una vita parallela in stile «Sogni mostruosamente proibiti» a base di fotomontaggi. Reprimo una non meglio indagata passione per borsette e scarpe da donna. Adoro le moto e chi è capace di dargli del gas.