Simpathy for the losers, forse. Ad ogni modo: Eddie Hinton, al top della condizione, ma sempre senza crederci fino in fondo. Troppi anni a lavorare per gli altri per poter convincersi di essere veramente lui quello sotto i riflettori. Eppure: un pedigree di primissimo piano dietro i grandissimi del soul, una scrittura da illuminato su una strada sua, tutta sudista, su un crocevia poco frequentato fra John Fogerty e Sam Cooke. Con un grasp strappato, di gola, con pochi eguali. Morto di vizi e dintorni nel 1995, Eddie resta uno che sa dare i brividi. Nel mio personalissimo cartellino il più grande soulman bianco insieme al primo Rod Stewart. A cui la vita è andata un bel pò meglio. Escono tributi abbastanza di frequente, ma io lascerei stare e punterei dritto qui.