Ti ritrovi in mezzo al nulla, nel deserto. Sulla strada un’auto accosta e si ferma. Un uomo sulla cinquantina ti offre un passaggio e ti invita a salire a bordo. Sorride, ha un’espressione quasi familiare. Eppure qualcosa non torna. Che fare? Accettare il passaggio provvidenziale o proseguire, nella speranza di un incontro meno inquietante? It’s up to you direbbero gli inglesi, a te la scelta. Eppure qualcosa ti dice di non fidarti. Cerchi dettagli rassicuranti ma non ne trovi, mentre l’uomo incalza il suo invito appoggiando la mano destra sul sedile. Chiudi gli occhi, respiri e vai avanti. La scena cambia. Adesso ti ritrovi in aperta campagna. Di fronte a te una mucca ti sta fissando, e ti domandi cosa ci fa con una proboscide sul muso. Decidi di andare avanti e di domande te ne fai ancora tante, fino a quando non capisci che è inutile e ti arrendi.
David Stewart, con un sapiente uso di colori pop e soggetti accattivanti, attrae lo sguardo in un’immagine-trappola che confonde la mente: la realtà quotidiana è resa insolita, destabilizzante, non sicura. L’artista britannico guarda al teatro di Bertolt Brecht, agli effetti di straniamento che ha introdotto, e alle atmosfere perturbanti della pittura surrealista di Magritte e Delvaux, rendendo più radicali i suoi spaesamenti con l’utilizzo del mezzo fotografico, ciò che – in teoria – dovrebbe garantire la realtà di quel che si sta guardando. Intitolata Stuff, la mostra fa parte di un percorso espositivo più articolato dal titolo “Straniamento: cambiare l’immagine”, curato da Elio Grazioli per Fotografia Europea 2013 e che comprende anche l’intervento di Philippe Chancel, sempre ai Chiostri di San Pietro e di Rinko Kawauchi a Palazzo Casotti.
LEONARDO REGANO
Fino al 16 giugno, David Stewart, Stuff, Reggio Emilia, Chiostri di San Pietro, vi Emilia san Pietro 44/c, info: 0522 456526